Il governo inglese non ci crede. Yew Fook Sam non è gay e quindi rientrare in Malesia dove l’omosessualità è illegale. Un’espulsione che potrebbe costare a Sam violenze, prigione o la morte.
Per l’Home Office, il dicastero del Regno Unito preposto all’amministrazione degli affari interni, Sam avrebbe mentito sul proprio orientamento sessuale per rimanere nel paese, alle prove dei fatti Sam non ha neanche un partner quindi non può essere gay. Il caso sta facendo discutere l’Inghilterra. “Le persone LGBT di Liverpool mi hanno accolto, sono state molto buone nei miei confronti e mi stanno aiutando in questa battaglia”. Sam fa parte di Open Table, Comunità cristiana ecumenica LGBTQIA, che è presente in 17 comunità tra l’Inghilterra e il Galles. Al momento ha lanciato una petizione “Fermiamo la deportazione di Yew Fook Sam” ripresa anche dal quotidiano inglese The Guardian.
Kieran Bohan, cordinatore di Open Table ha spiegato: “Sam ha 67 anni ed è in fragili condizioni fisiche, ha bisogno di sostegno. Ci sono moltissime persone che a questa altezza della vita restano single, a prescindere la proprio orientamento sessuale. Ma non per questo cessano di essere gay, bisessuali o eterosessuali solo perché non hanno un partner”
Sam è giunto in Inghilterra nel 2005 e qui ha deciso di restare, trasferendosi per lavoro al sud.
Nel 2016 è stato arrestato per aver lavorato illegalmente. Rinchiuso in un centro immigrazione per dieci mesi nel 2017 è riuscito ad ottenere un permesso dal ministero e si è trasferito a Liverpool. Qui in pochi anni ha ricostruito la sua vita, i suoi affetti nonostante una piccola mancanza: quella di un compagno. Un dettaglio nella vita di molti che per Sam potrebbe fare la differenza tra la libertà e una condanna a morte. Per il giudice la richiesta di asilo è respinta: “il richiedente non è omosessuale come dichiara”. Come si legge negli atti la storia di Sam: “non è credibile e incontra diverse discrepanze”.
“Ero deluso e depresso quando il giudice mi ha detto che non ero gay. Come faccio a provarlo? Ho 67 anni e non sento il bisogno di fare sesso. Faccio attivismo, lavoro al Pride Festival di Liverpool e voglio essere libero di morire come una persona apertamente gay, non tornare in Malesia ed essere costretto a mantenere questo segreto”.
“Inoltre” aggiunge Sam “sono stato protagonista di diversi Pride, sono presenti foto, video. Ritornare in Malesia vuol dire mandarmi a morire”. Sam ha raccontato di aver vissuto per 30 anni dentro l’armadio. Sposatosi a 30 ha avuto due figli. Quando la moglie ha scoperto l’omosessualità di Sam è scappata con i suoi bambini in America, da allora non ha più alcun contatto”
“La vita di Sam è a rischio” ha spiegato il presidente di Open Table LGBT – per anni ha vissuto una vita fatta di segreti e paure, immerso in una cultura dove non solo non è possibile chiedere aiuto ma rivelare anche piccoli dettagli sulla propria sessualità può mettere in grave pericolo. Sam andrebbe aiutato perché in questo paese è stato finalmente libero di esprimere se stess, trovare la propria libertà e imparare cosa voglia dire essere gay e senza paura“
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