Porte chiuse quelle dell’Ateneo di Verona per il Congresso delle Famiglie. “Il Congresso – spiega il il rettore Nicola Sartor secondo quanto riporta il Corriere – ha natura prettamente politica e le tematiche proposte nel convegno e le posizioni degli organizzatori sono, a oggi, prive di fondamento e non validate dalla comunità scientifica internazionale”.
“Il 4 dicembre scorso ho declinato la richiesta di utilizzo di spazi universitari per ospitare l’evento”, rivela con una nota ufficiale il rettorato. E aggiunge “L’Università è un luogo di studio aperto al confronto scientifico fondato sulla libertà della ricerca e dell’insegnamento”.
Si scopre quindi che prima di chiedere e ottenere dal Comune il palazzo della Gran Guardia, gli organizzatori del congresso ci avevano provato con l’Università, ricevendo però un netto rifiuto.
Da sabato c’è uno striscione nel chiostro dell’ateneo. Testo bianco su sfondo con i colori dell’arcobaleno: “L’Università promuove il pluralismo delle idee e respinge violenza, discriminazione e intolleranza”.
Una posizione, quella del rettore, che arriva a sostegno del documento firmato dai docenti e dai ricercatori dell’Università di Verona. Proprio qualche giorno fa, infatti, è emersa la notizia di un testo che reca le firme di circa 160 docenti in cui si attacca duramente l’assise che si svolgerà tra il 29 e il 31 marzo prossimi.
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