Non accennano a placarsi le polemiche nate dopo l’omelia di don Massimiliano Pusceddu che dall’altare della sua chiesa a Decimoputzu aveva dichiarato che i gay “meritano la morte”. La notizia aveva fatto il giro del web scatenando la reazione indignata di cenitinaia di persone. Lo studio Gay Lex di Bologna, poi, aveva presentato un esposto ai carabinieri in cui si ipotizza il reato di istigazione a delinquere ai danni del prelato.
Ora sulla vicenda si pronuncia il vescovo di Cagliari che in un testo pubblicato sul sito della diocesi scrive: “Raccolgo e faccio mia la sofferenza di tutti coloro che si sono sentiti feriti in questa vicenda e chiedo scusa a nome mio e della nostra chiesa diocesana, perché un sacerdote, specialmente dall’altare, ma in realtà sempre, non rappresenta mai solo se stesso. All’interessato rinnovo la richiesta di osservare un congruo periodo di silenzio totale”.
Monsignor Arrigo Miglio precisa che “l’insegnamento della Chiesa è riassunto in modo chiaro ad esempio nel Catechismo della Chiesa Cattolica: senza dimenticare o nascondere la via indicata dal Signore bisogna però essere rispettosi e vicini a tutti, anche a chi non riesce ancora a seguire la strada da Lui proposta, senza giudicare nessuno, perché solo il Signore conosce fino in fondo le responsabilità di ciascuno”.
Nei passaggi che riguardano l’omosessualità, il Catechismo della Chiesa Cattolica riporta che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati” che “in nessun caso possono essere approvati”. Infine scrive che “le persone omosessuali sono chiamate alla castità”.
Il vescovo chiude il suo intervento sulla vicenda di don Pusceddu “ricordando quanto scriveva l’apostolo Pietro nella sua prima Lettera (3,15-16): «Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi; tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto»”.