Altre due aggressioni omofobe nel giro di pochi giorni. La prima di cui si ha notizia è avvenuta a Roma, nel week end. Una coppia di ragazzi è stata aggredita a Trastevere venerdì 20 aprile scorso. I due stavano tornando alla macchina dopo una serata con gli amici quando sono stati inseguiti e aggrediti da un gruppo di altri dieci ragazzi.
Prima di avvicinarli, il gruppo li aveva insultati, ma Marco (questo il nome di uno dei due) e il suo compagno non avevano reagito. Una volta vicini alla macchina, è scattata l’aggressione. La coppia è stata accerchiata e poi colpita ripetutamente a calci e pugni. In qualche modo, Marco è il suo ragazzo sono riusciti a scappare e a chiamare il 113. Portati al pronto soccorso, ai due giovani sono state riscontrate diverse escoriazioni e un timpano perforato. Come già successo in altri casi, in ospedale le cose non sono filate lisce.
Marco ha raccontato che la prima cosa che gli è stata chiesta è se lui e il suo compagno fossero mano nella mano. Come se questo potesse giustificare l’aggressione subita. I giovani hanno riferito che in ospedale non sono mancati “commenti e batture fuori luogo da parte di infermieri”.
Uno scenario simile a quello raccontato da Federico, il ragazzo aggredito qualche settimana fa alla stazione Tiburtina, sempre a Roma.
I due ragazzi ora sono assistiti dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli sta raccogliendo informazioni su questo ennesimo episodio. “È innegabile che a Roma, così come in altre città italiane, siano sempre più frequenti episodi di omotransfobia che si inseriscono in un clima fascista che dilaga in tutto il Paese – dichiara Sebastiano Secci, presidente del Mieli -. È necessario che la classe politica prenda posizioni nette ed inequivoche sul tema individuando soluzioni legislative ma, soprattutto, adoperandosi perché, a partire dalle scuole, sia possibile attivare sempre più percorsi culturali di contrasto all’omotransofobia. Anche per questo siamo sicuri che la Sindaca Raggi e il Presidente Zingaretti saranno con noi in piazza il 9 giugno al Roma perché la lotta contro l’omotransfobia è una lotta di civiltà per tutte e tutti”.
Per Imma Battaglia, fondatrice del Gay Village, Roma è ormai “una città “capitale del degrado urbano”, del razzismo e dell’omofobia, specchio di un paese alla deriva, senza regole, incapace di trovare accordi per il bene comune”. E rivolge un appello alla sindaca Raggi: “Prendi esempio dalla tua collega Chiara Appendino e batti un colpo contro l’omofobia, partecipa al #gaypride a #Roma, condanna questo gesto e convoca subito le associazioni per un piano di azione contro l’omofobia”.
L’altro, gravissimo, episodio è avvenuto nell’area metropolitana di Torino, a Torrazza Piemonte. Secondo la testimonianza raccolta da Nuova Periferia, un ragazzo è stato brutalmente picchiato dal padre subito dopo il coming out. “Mamma, papà, vi devo dire una cosa: sono gay”. Sono state queste le parole che Stefano (nome di fantasia) ha pronunciato a tavola davanti ai genitori e ai fratelli. Tanto è bastato a scatenare la furia del padre. “Mia madre è rimasta in silenzio, come i miei fratelli – ha raccontato il ragazzo, poco più che ventenne -, mio padre, invece, si è alzato di scatto facendo cadere il piatto”.
“Poi ha iniziato ad urlare “Fuori da casa mia” – continua il ragazzo -, “Quelli come te non li voglio”. Io ho reagito, dicendo che era la mia vita e che non facevo male a nessuno. E lui prima mi ha scagliato addosso una sedia e poi ha iniziato a prendermi a schiaffi e pugni fino a quando non sono caduto a terra. Era fuori di sé, ha continuato a colpirmi fino a farmi sanguinare. Poi mi ha detto di prendere le mie cose ed andarmene, che per lui ero morto, di non provare a tornare”.
Stefano ha lasciato Torrazza ed è ospite di alcuni amici, in un’altra città. Con sé, poche cose prese in fretta e furia per sfuggire alla rabbia paterna.
Bologna, Parma, Roma per due volte e, infine, Torrazza: nel giro di pochi giorni sono già cinque le aggressioni a sfondo omofobico. Un’impennata di violenza che riporta prepotentemente in piazza il tema dell’omofobia e della transfobia, mentre una legge giace al Senato da ormai cinque anni.
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