Si chiamano “strefa wolna od lgbt” e si traduce, alla lettera, con zone libere dagli Lgbt. In queste zone non si può professare ciò che il principale partito di governo, a trazione sovranista e di destra radicale “Diritto e Giustizia”, definisce “ideologia Lgbt”. Succede a Swidnik, in Polonia, e non solo. A riportarlo, sul suo sito, è Wired.
Qui a Swidnik, in questo piccolo centro “liberato” dalla comunità arcobaleno vigono vere e proprie leggi speciali dalla primavera dello scorso anno. E non è l’unica città in cui si assiste a questa barbarie. La frase “strefa wolna od lgbt”, leggiamo ancora su Wired, ricorda molto da vicino «l’espressione tedesca Judenfrei, “libero dagli ebrei” usata dai nazisti durante la Shoah». Eppure il paese dell’est Europa, ricordiamo Polonia, fa parte dell’Unione europea. Qui, leggiamo ancora «la diversità dovrebbe essere un valore» e «l’identità sessuale tutelata», ma. nonostante ciò, «ha vissuto un annus horribilis per i diritti civili».
Gli effetti di questi provvedimenti non hanno tardato a manifestarsi: «Le marce dell’uguaglianza sono state infatti uno dei principali bersagli del provvedimento». La situazione è a dir poco preoccupante: a Bialystok, «città più a nord rispetto a Lublino, vere e proprie squadriglie armate con mazze e catene hanno pestato i dimostranti lo scorso luglio. Anche qui ci troviamo in una zona lgbt-free». Ben 86 enti locali di vario livello, apprendiamo ancora «hanno adottato 91 provvedimenti per stabilire queste zone franche. […] Lo scopo è quello di dissuadere e scoraggiare qualsiasi azione anti-discriminazione e a favore della parità dei diritti: le ong lgbt, ad esempio, sono escluse dai progetti e dai bandi di concorso, e si impedisce che possano affittare spazi per formazioni, conferenze, eventi».
L’azione contro la comunità Lgbt+ locale vede in prima linea sia la politica, sia la stessa chiesa cattolica. Jaroslaw Kaczynski, il leader del Pis (sigla polacca per il partito “Diritto e Giustizia”) ha usato l’argomento della minaccia valori progressisti occidentali introdotti in Polonia per minacciare la patria e la famiglia. Questa demonizzazione, insieme alla disinformazione, ha fatto presa in quelle zone del paese, a maggioranza rurali. Vescovi e sacerdoti, dal canto loro, non sono da meno. Jakub Gawron, attivista per i diritti civili, ha dichiarato a Wired: «La chiesa attacca la nostra comunità più duramente che la politica. Marek Jędraszewski» un arcivescovo cattolico polacco «ha usato per la prima volta il termine ‘piaga arcobaleno‘ che è stato immediatamente ripreso dall’ultradestra».
L’Unione Europea non è rimasta a guardare, ma le misure sono ancora inefficaci. Il 18 dicembre del 2019, infatti, è stata sì votata una risoluzione che condanna «tutti gli atti pubblici di discriminazione contro le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali nelle zone franche Lgbt» presenti in Polonia, ma il provvedimento è un atto non vincolante. E la cosa che preoccupa ulteriormente, soprattutto per chi vive in Italia, è come hanno votato i nostri rappresentanti: tutta la Lega e alcuni eurodeputati di Fratelli d’Italia, infatti, si sono espressi contro la condanna. Atto che non fa ben sperare, qui a casa nostra, se questi due partiti – per altro favoriti nei sondaggi – dovessero vincere le elezioni.
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