Quali sono le 10 cose che non vorreste portare con voi, nel modo più assoluto, nell’anno che verrà? Certo, possono essere molte e anche molto più di dieci. Noi però abbiamo selezionato quelle che vedrete qui di seguito. Un po’ perché sono i nostri cavalli di battaglia, un po’ perché sono quelle che più ci hanno fatto arrabbiare in questi dodici mesi. E allora ecco la nostra selezione. Sempre, rigorosamente, in ordine alfabetico.
Sì, ci riferiamo esattamente agli applausi che abbiamo dovuto subire quel giorno di qualche mese fa, quando al Senato si mandava in fumo il Ddl Zan. Perché si trattava di una legge di civiltà, nonostante ci si fossero messe contro le destre, la chiesa cattolica, le terf e qualche intellettuale di alto rango la cui vita non sarebbe cambiata, se fosse passata la legge. E applaudire al fallimento di una legge di civiltà non è un bel momento. Per una nazione che si vuole civile, quanto meno.
Quest’anno è cominciato con un assalto, quello di Capitol Hill. Abbiamo visto immagini sconvolgenti, di persone vestite in modo assurdo andare all’arrembaggio contro la democrazia. E non è stato affatto un bel vedere, considerando la matrice di quel tipo di attacco. Verso la fine di quest’anno, invece, in Italia è stata attaccata la sede della Cgil, a Roma. «La nostra sede nazionale, la sede delle lavoratrici e dei lavoratori, è stata attaccata da Forza Nuova e dal movimento no vax. Abbiamo resistito allora, resisteremo ora e ancora. A tutti ricordiamo che organizzazioni che si richiamano al fascismo vanno sciolte» ha twittato la Cgil. Ecco, questo tipo di assalti, con la “cultura” politica che li produce, non vogliamo vederli mai più.
Tra le 10 cose da non portarci nel 2022, ci sono i confini. «La situazione dei migranti al confine tra Bielorussia e Polonia, Lituania e Lettonia è decisamente drammatica. Fra le persone bloccate alla frontiera si contano numerosi bambini, famiglie e altre persone vulnerabili che ogni giorno provano a passare il confine e sono spesso oggetto di respingimenti da parte delle forze di polizia, spesso anche violenti», così Save the children. Dobbiamo, in buona sostanza, capire da che parte stare. Se dalla parte del concetto di umanità, anche a costo di qualche sacrificio. O dalla parte di chi lascia ammassare migliaia di persone al freddo e al gelo, a morire di fame, e lasciandole lì nella disperazione.
25 novembre 2021, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: «Secondo i dati della direzione centrale della polizia criminale aumentano i femminicidi, la maggior parte commessi da partner o ex. E il fenomeno dilaga anche nel resto del mondo». Così l’Osservatorio dei diritti, sulla violenza di genere. Sono 109 le donne uccise nell’ultimo anno, per femminicidio. con una media di una ogni tre giorni. E questo orrore deve aver fine, una volta per tutte.
Ogni estate assistiamo alla terribile notizia di incendi che devastano le campagne della nostra terra. Ma il fenomeno, purtroppo, interessa l’intero pianeta. E ha conseguenze devastanti, sia per il genere umano tutto, ma anche per milioni di creature che – tra animali e piante – devono subire l’incuria umana e l’egoismo di chi brucia foreste, campi e habitat naturali. Tutto questo è inaccettabile.
Ne avevamo già parlato, nei mesi scorsi. Per una donna che volesse avvalersi dell’interruzione di gravidanza, la situazione è questa qui: «Personale medico non formato, spazi non sicuri, libera scelta osteggiata, obiettori e obiettrici di coscienza presenti da nord a sud con percentuali spaventose, pillola abortiva introvabile, tempi di attesa allungati all’infinto». E non solo. Dal Fatto Quotidiano apprendiamo: «Dal prossimo 1° gennaio il rispetto della legge 194 in Molise sarà garantito da un unico medico non obiettore a seguito del pensionamento di Michele Mariano, medico abortista che ha già rinviato la pensione due volte per difficoltà a trovare un sostituto». Eppure l’aborto è un diritto, di fatto negato a migliaia di donne nel nostro paese. E questo è un abuso. Una delle 10 cose di cui non vogliamo più sentir parlare a partire dall’anno che verrà.
Sì, ok. Questa parola è scontata. E sappiamo che non andrà via a breve. Anzi, parrebbe che dovremo convivere con il covid-19 per moltissimo tempo. Sarebbe comunque bello se si trovassero delle cure, per rendere la situazione quanto più gestibile. E sarebbe altresì molto importante che tutti gli aspetti collaterali, relativi alla pandemia, avessero fine. Dai no vax con le loro violenze, alle polemiche dei no green pass. E forse questo è un obiettivo a portata di mano. Basterebbe un’informazione più corretta e un investimento sulla cultura, scientifica e non, nel nostro paese.
Tra le cose terribili a cui abbiamo assistito nel 2021, c’è il ritorno dei talebani in Afghanistan. Con tutto ciò che questo comporta, in termini di dignità umana, di diritti, di incolumità per intere categorie sociali. A farne le spese, soprattutto, sono le donne – costrette all’invisibilità – e le persone Lgbt+, che rischiano la pena di morte. Gul Rahim, un giudice talebano, ha dichiarato: «Ci sono solo due sanzioni per i gay: o lapidazione o devono stare dietro un muro che gli cade addosso. Il muro deve essere alto da 2,5 a 3 metri». Parole che non vogliamo sentire mai più.
Anche questa, se vogliamo, è una parola facile. Questa sigla sintetizza la formula inglese “trans exclusionary radical feminists”, ovvero femministe radicali trans-escludenti. Ovvero quelle attiviste che si collocano nel femminismo ma che non riconoscono l’identità di genere delle donne transgender, considerandole uomini che scimmiottano il femminile o che vogliono cancellare le donne invadendo i loro spazi, pubblici e privati. E a loro, che hanno stretto intime alleanze con la destra peggiore del nostro paese, dobbiamo anche l’affossamento del Ddl Zan. Decisamente, da dimenticare.
E chiudiamo la lista delle 10 cose che vorremmo lasciarci per sempre alle spalle con il termine “sovranismo”. Parola che abbiamo già incrociato nelle nove di cui abbiamo già parlato. Era nascosta tra “assalti” e “terf”, ad esempio. Ed è il termine responsabile degli “applausi” con cui abbiamo aperto il pezzo. E la ritroviamo anche in “confini”. Insomma, è una parola bruttissima. Da lasciare tra le cose che dovrebbero prendere polvere, nel corso della storia.
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