È 120 battiti al minuto, il film che la Francia candida agli Oscar 2018. la pellicola di Robin Campillo, interpretata da Arnaud Valois e Adèle Haenel.
Ambientato nella Francia degli anni ’90, racconta la Nathan (Arnaud Valois), un giovane attivista che milita tra le file di Act-Up Paris, l’associazione nata per battersi contro l’Aids e per ottenere i farmaci per la terapia. Era l’epoca in cui l’Aids mieteva moltissime vittime, nei paesi occidentali, e in cui era identificata come “la peste gay”. E furono proprio i gay a prendere in mano la battaglia per sconfiggerla.
L’attivismo anti Aids e l’amore
Nathan rimane colpito dalle proteste eclatanti messe in atto dall’associazione e dalla passione che il compagno Sean (Nahuel Pérez Biscayart) mette nella sua battaglia.
Un film che non fa sconti al dolore di quegli anni e all’impegno dei primi attivisti che si impegnarono contro l’epidemia di Hiv/Aids. Campiello, che fu tra quegli attivisti, racconta con particolare dovizia di dettagli, la spettacolarità delle proteste inscenate da Act-Up, come il lancio di sangue finto sui partecipanti ad una conferenza sul tema e l’ammanettamento del relatore.
“Gli anni più duri del contagio”
“Mi sono unito a Act Up-Paris nell’aprile del 1992, più o meno a 10 anni dall’inizio dell’epidemia di AIDS – spiega Campillo -. Fin dal primo incontro a cui ho partecipato, sono rimasto profondamente colpito dall’entusiasmo del gruppo, considerando che quegli anni sono stati i più duri del contagio. I gay che avevano subito inermi la malattia negli anni Ottanta, erano diventati attori chiave nella battaglia per sconfiggerla. La forza del movimento veniva dalle scintille che scoccavano tra gruppi diversi di individui che imparavano sul campo a costruire un discorso e una posizione comune al di là delle differenze”.
“Con Philippe Mangeot, ex membro di Act Up che ha collaborato con me alla sceneggiatura – continua Campillo -, eravamo d’accordo sull’importanza di restituire innanzitutto la polifonia di voci e l’intensità delle discussioni. Oggi grazie a internet possiamo avere facilmente la sensazione di appartenere a una battaglia comune, ma questo modo di aggregarsi è difficile che prenda davvero corpo e metta radici. A quei tempi le persone dovevano unirsi fisicamente in uno spazio reale, fronteggiarsi gli uni con gli altri e confrontare le proprie idee”.
Verso gli Oscar, dopo Cannes
120 battiti al minuto ha già vinto il Grand Prix, il Premio Fipresci della critica internazionale e la Queer Palm all’ultimo Festival di Cannes ed ha incassato il favore del pubblico francese, con 650 mila spettatori in meno di un mese.
Il film uscirà in Italia il prossimo 5 ottobre, ma ha già iniziato la sua corsa verso gli Academy Awards 2018.