Abortisce per la quarta volta nel giro di pochi anni. Tre volte da minorenne, l’ultima a diciotto anni compiuti: è quanto emerso dal racconto di una studentessa, che dopo un malore a scuola è stata portata in ospedale, al San Bartolo di Vicenza, dove i medici hanno scoperto che si era procurata un’interruzione di gravidanza assumendo dei farmaci.
Il fatto si è verificato a gennaio del 2015, anche se è stato reso noto solo da poco. La studentessa è di origini africane, proveniente dal Ghana, e ha rivelato di esser ricorsa a tale scelta per le conseguenze di un rapporto sessuale senza anticoncezionali con il suo ragazzo, che le ha poi chiesto di interrompere la gravidanza. Invece di affidarsi alle strutture ospedaliere, la giovane donna è ricorsa all’assunzione di prodotti farmacologici, contravvenendo così alla legge 190.
Per tali ragioni è stata denunciata per “procurato aborto” – la normativa prevede che l’interruzione di gravidanza venga effettuata in ospedale e in presenza di personale medico qualificato – ed è stata condannata a quindici giorni di reclusione, con sospensione della pena. Fa riflettere la scelta che tutto sia avvenuto nel “segreto” delle mura domestiche e si spera che questa decisione non sia dovuta alla sovrabbondanza di medici obiettori, nelle strutture pubbliche.