Si è presentato spontaneamente al carcere di Bollate – dove dovrà scontare una pena di quattro anni, sette mesi e dieci giorni – Mauro Inzoli dopo condanna definitiva da parte della Corte di Cassazione. Ex sacerdote, ridotto allo stato laicale da papa Bergoglio, e già capo carismatico di Comunione e Liberazione, è stato ritenuto colpevole di «abusi sessuali su minori con l’aggravante dell’abuso di autorità».
L’ex sacerdote – come riporta la stampa locale – doveva rispondere di otto casi di violenza sessuale a danno di cinque minorenni, perpetrati tra il 2004 e il 2008 nell’ufficio dove teneva esercizi spirituali con i giovani e negli hotel in cui CL ospitava i ragazzi in estate. Inzoli era un uomo molto potente: non solo leader ciellino, ma «anche fondatore e presidente del Banco Alimentare di Crema, animatore della Onlus “Fraternità”, parroco della chiesa della Santissima Trinità di Crema e rettore del liceo linguistico Shakespeare».
A causa della sua passione per le auto di lusso era stato ribattezzato “don Mercedes”. Nonostante le pesanti ombre sulla sua condotta, poi divenute condanna penale defintiva, Mauro Inzoli continuava a frequentare gli ambienti clericali e politici della scena lombarda. Molte polemiche suscitò, a tal proposito, la sua presenza al convegno “a difesa della famiglia tradizionale” organizzato dalla Regione Lombardia, a guida del leghista Roberto Maroni.
«Si chiude definitivamente questa terribile vicenda» commenta sul suo profilo Facebook il segretario naxionle di Arcigay, Gabriele Piazzoni «nella quale mi sono trovato coinvolto in prima persona come collaboratore all’epoca dei fatti dell’On. Franco Bordo il cui coraggioso esposto presso la Procura della Repubblica di Cremona ha costretto la giustizia ad agire contro un uomo potentissimo e considerato intoccabile, purtroppo con grave, gravissimo ritardo». Ritardo, fa notare Piazzoni, «che è costato l’innocenza, la serenità e in alcuni casi la vita a decine di ragazzi».
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