Se n’è andato con un volo di più di dieci metri nella tromba delle scale del reparto di medicina generale del policlinico Gemelli di Roma, Fernando Aiuti, l’immunologo impegnato in prima linea nella lotta all’Aids che diventò famoso baciando una giovanissima Rosaria Iardino. Sul suo corpo è stata disposta l’autopsia per stabilire se si sia trattato di un incidente o di un suicidio.
Fondatore di Anlaids, l’1 dicembre 1991, a Cagliari, Aiuti e Iardino si scambiarono un bacio sulle labbra dando uno schiaffo allo stigma contro le persone con HIV.
A ricordarlo è la stessa Iardino in un’intervista rilasciata all’Ansa. “Quel bacio è stato sicuramente l’atto più eclatante, ma Fernando è ha fatto molto altro oltre a quel bacio”, dice all’Ansa Iardino, oggi presidente della fondazione The Bridge.
Quell’1 dicembre, durante un convegno in occasione della Giornata contro l’Aids, Aiuti baciò Rosaria Iardino, giovane sieropositiva, in un’epoca in cui lo stigma contro le persone con HIV era potentissimo e devastante. Molti i pregiudizi su come si trasmettesse il virus e, tra questi, la convinzione che proprio il bacio potesse essere veicolo di contagio. “Avevamo deciso di darci quel bacio la sera prima – spiega Iardino all’Ansa – perché eravamo ormai molto scoraggiati, sembrava che non servissero più né le parole né gli articoli scientifici. E’ servito tantissimo. Non immaginavamo che avrebbe fatto tanto scalpore e quanto quella foto riuscisse a girare nel mondo. Lo avevamo fatto pensando all’Italia, ma arrivarono giornali anche dal Giappone. Il nostro messaggio – dice emozionandosi ancora – era rivolto alle persone l’Hiv perché allora lo stigma uccideva molto più dell’infezione. La gente moriva prima di morire”.
Ma, come ricorda la stessa Iardino, Aiuti è stato molto più di quel bacio.
Oltre 600 le sue pubblicazioni scientifiche e fu lui a parlare per primo di preservativi rivolgendosi al ministero della Salute. Nel 1985 fondò Anlaids che sarebbe diventata una delle due pi autorevoli organizzazioni contro l’HIV in Italia, insieme a Lila.
“Con la morte di Aiuti la scienza perde un grande uomo” è il coro unanime che si alza dalla politica e dall’associazionismo.
“Una figura simbolo” per Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay e presidente di Gaynet. Per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti fu “un pioniere” e per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli “con i suoi studi ha salvato migliaia di vite”.
“La scienza oggi piange un grande uomo – ha twittato la ministra della Salute Giulia Grillo -: la scomparsa dell’immunologo Fernando Aiuti, punto di riferimento mondiale per la lotta all’AIDS, mi rattrista molto. Sono certa che il suo grande impegno vivrà attraverso il lavoro di @Anlaids”.
“Un pioniere e un luminare al quale dobbiamo tutti moltissimo” è il commento del segretario nazionale di Arcigay Gabriele Piazzoni. “La tenacia e gli studi del professor Aiuti furono un contributo fondamentale per rompere il silenzio e per iniziare a organizzare la battaglia – continua Piazzoni -, non solo contro il virus ma anche contro i pregiudizi che la società produceva (e ancora produce) nei confronti di chi lo contrae.In questo senso, Aiuti ha rappresentato il medico che tutti vorremmo incontrare sulla nostra strada, interessato tanto ai progressi della ricerca e delle cure, quanto alla qualità della vita dei malati e all’impatto sociale e culturale delle patologie”.
“Esprimiamo vicinanza agli amici di Anlaids per la morte dell’immunologo Ferdinando Aiuti – scrive in una nota il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma -. Il Prof. Aiuti è stato membro per diversi anni della Commissione Nazionale AIDS, dando un importante contributo scientifico. Lo ricordiamo inoltre per la stretta collaborazione nelle molte iniziative di prevenzione e test nella città di Roma, attuate insieme al Coordinamento Romano HIV nel periodo in cui Il Prof. Aiuti fu Presidente della Commissione Politiche Sanitarie del Comune di Roma”.
E alla prevenzione era rivolto sempre il pensiero di Aiuti. Come dimostra l’ultima intervista rilasciata ad ADN Kronos proprio per la Giornata Mondiale contro l’Aids del 2018. “I giovani oggi non sanno niente di Aids e da anni sono scomparse le campagne istituzionali di prevenzione – ammoniva -. Ma se, per fortuna, grazie ai farmaci sono diminuiti i morti, l’Aids colpisce ancora, con 3.500 nuove infezioni all’anno. Per questo servono campagne per invitare tutti a fare il test per l’Hiv”.
“Non se ne vedono più (di campagne, ndr) – sosteneva – da almeno 7/8 anni. Anche da parte del nuovo governo non c’è stato nulla”. Ma è proprio sulla prevenzione che, secondo l’immunologo, si deve puntare, con campagne che “devono raggiungere davvero tutti, anche gli stranieri, soprattutto quelli irregolari, che vivono in Italia perché, anche se molti non vogliono riconoscerlo, rappresentano un nuovo focolaio della malattia”.
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