Bambini e bambine di tutte le età, Gaypost.it torna con i suoi consigli per le letture da portare in vacanza. E oggi vi propone tre titoli apparentemente collocabili nella categoria “letteratura per l’infanzia” o ancora “libri per ragazzi”. Crediamo poco, però, agli schemi rigidi. Un libro è una vita che nasce altrove, regalandoci una storia che esiste di per sé, senza passare dalle maglie della realtà. Chiunque può approcciarsi ad essa, dunque. E non è detto che storie pensate per le fasce più giovani non siano poi adatte anche a chi giovane non lo è più. E allora ecco la nostra miniselezione del mese di luglio.
Tra le prime letture proposte vi consigliamo una storia delicatissima, eppure poderosa, quella che ci regala Fausto Boccati ne L’uomo delle antenne (Settenove, 2022). Una poesia fatta di immagini – superbamente ritratte da Amalia Mora – e di parole. Parole che richiamano una narrazione intimista e infantile al tempo stesso.
«Due ragazzi passeggiano per le vie di un paese» leggiamo nella scheda di presentazione del libro «e si fermano di fronte alla villa nella quale uno dei due ha trascorso l’infanzia. Di quel periodo, il protagonista racconta all’altro un episodio particolare: la prima volta che l’antennista salì sul tetto a sistemare i cavi difettosi. Un personaggio che su quel bambino esercitò un fascino particolare». Da lì il ricordo si fa narrazione, sospesa tra ciò che è stato davvero e tra ciò che si ricorda e che sfugge, per sua natura, alla pura realtà.
Ascoltiamo, in questa graphic novel, un bambino che parla con la sua malinconia, la sua scoperta, l’esigenza di voler dar corpo alle cose. Ai sentimenti. È una storia che ci racconta una presa di coscienza. E ci ricorda che la sessualità, termine a volte usato come “fantasma”, ancora legato alla dimensione del “tabù”, non è qualcosa che accade in età adulta nella vita dell’individuo. È qualcosa che giace lì, in latenza, nella coscienza di ogni essere umano. E a un certo punto si manifesta. Come la verità. Come l’evidenza.
E se i cattivi non fossero poi così cattivi? È questo l’interrogativo che dà il via a una fiaba contemporanea, scritta da Dario Accolla e Eugenia Nicolosi – nostre firme – dal titolo La lunga notte di Emma (Splen Edizioni, 2022) con le splendide illustrazioni di Arjuna Foti.
«La piccola Emma» si legge nella scheda di presentazione del libro «scopre di avere paura del buio quando, per la prima volta, va a dormire senza la mamma e le sue storie della buonanotte. È Matteo, il fratello maggiore, a metterla a letto dicendole che le bambine capricciose vengono rapite dal terribile Uomo nero che vive nascosto nel buio delle camere. Curiosa, ma con grande coraggio, Emma si spinge nell’angolo buio e qui incontra davvero l’omino nero, che si rivela però un dolce personaggio pronto ad aprirle una finestra fantastica sul mondo degli antieroi. Emma inizia il suo viaggio di crescita in luoghi magici e notturni, tra boschi e castelli, laghi e campagne, incontrando i cattivi delle fiabe più amate di sempre e imparando, alla fine, un’importante lezione».
Il libro ripercorre un sentiero, che è quella della notte della ragione degli esseri umani, dove la luna rischiara e porta verità. E non solo: a narrarsi, per una volta, sono proprio i “cattivi”. Dalla matrigna di Cenerentola, all’orco della palude, passando per l’uomo nero, il drago, persino il pirata… anzi, la pirata! «Capitana Uncina sono io» ha dichiarato Eugenia Nicolosi alla presentazione in Senato, avvenuta ad aprile scorso. Dando voce a tutte quelle bambine a chi hanno detto che il loro destino era altro, rispetto ai propri sogni e alla propria autenticità. Tra le letture possibili, un libro che è ecologista, femminista, lgbt+ friendly e molto altro ancora.
Si può parlare di morte, alle fasce d’età più giovani. E, soprattutto, è un argomento “estivo”? Per quanto riguarda la prima domanda, la risposta è: sì, si deve. Per la seconda domanda, invece, sospendiamo il giudizio proponendo un ulteriore interrogativo: ci sono argomenti buoni per una stagione e per altre no?
Se volete, al netto di certi dubbi, regalare e regalarvi un libro malinconico e struggente, che parla d’amicizia e amore al tempo stesso, tra le letture per la vostra biblioteca c’è L’anatra, la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch (Edizioni E/O, 2007).
Perché è, come si ricordava prima, una storia d’amicizia tra la Morte e un’anatra. Quest’ultima, giunta al momento finale, cercherà risposte – che altro non sono che quelle che cerchiamo per dare un senso alla nostra esistenza – e sarà compassionevole e comprensiva “la madre pietosa”, fino all’ultimo istante. Quando un velo di tristezza coprirà quello sguardo fatto di ossa e di orbite senza occhi. Ed è qui la cifra narrativa di quest’opera: la morte vista non come evento spaventoso e fuori dal corso degli eventi. Ma come quell’ultimo evento di ciò che è la vita stessa. «Ti starò accanto per il tempo che ti resta» dirà la Morte all’anatra, quando si presenta ad essa. E avverrà, infine, l’inevitabile. Senza retorica, senza spettacolarizzazione. Solo con la verità. Poesia allo stato puro, insomma. Da leggere sul finire dell’estate, quando il cielo comincia a popolarsi delle prime piogge.
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