È stata liberata poco fa Adriana, la trans di origini brasiliane detenuta in un centro di identificazione ed espulsione a Brindisi perché aveva perso il lavoro. La sua vicenda era diventata pubblica perché Adriana era stata reclusa in un centro maschile, nonostante fosse una trans MtF (cioè che transita dal maschile al femminile). Inoltre, la sua condizione di persona transessuale rende particolarmente rischioso il rimpatrio in Brasile. Secondo l’ultimo report di Transgender Europe, infatti, il Brasile è il paese con il più alto numero di omicidi di persone trans al mondo.
Ora però Adriana è libera e potrà usufruire di un permesso di soggiorno temporaneo che le permetterà di procedere alla richiesta di protezione umanitaria.
La questione delle persone trans richiedenti asilo
Il suo non è l’unico caso di persona trans che finisce in un Cie, solitamente con altre persone del genere opposto, e che rischia il rimpatrio in paesi in cui la possibilità che venga perseguitata, arrestata quando non uccisa sono altissime.
“Vi prometto che dalla sua vicenda nascerà una battaglia sulla detenzione delle persone in transizione, sul rispetto della loro incolumità e della loro identità di genere” ha commentato su Facebook Cathy La Torre, vice presidente del Mit. Il Mit ha presentato all’Unar un progetto per una casa di accoglienza per richiedenti asilo trans. Il progetto è stato approvato, ma i finanziamenti sono attualmente bloccati. La casa d’accoglienza, infatti, rientra tra i progetti approvati con il bando dell’Unar sospeso dopo la puntata delle Iene sui circoli Anddos.