Lo scorso 29 novembre, la presidente del Museo del Cinema di Torino Laura Milani, ha presentato il piano triennale per la riorganizzazione del Museo e dei festival che organizza, tra cui il Lovers Film Festival, kermesse di cinema lgbt. Sul piano si erano accese forti polemiche, nei giorni scorsi, per via di alcune indiscrezioni secondo cui lo storico festival torinese sarebbe diventato una “costola” del Torino Film Festival e non più una manifestazione autonoma e indipendente. Polemiche che non si sono ancora placate anche perché non è noto il contenuto del piano.
Milani: “Il cambiamento richiede tempo”
“I Soci Fondatori si sono dati un tempo per riflettere sulle decisioni da prendere, avendo per la prima volta a disposizione anche un piano strategico triennale” ha dichiarato Milani all’indomani della presentazione. “Il cambiamento richiede tempo, lo abbiamo chiarito sin dall’inizio – ha spiegato la presidente -. E si fa un passo per volta”. L’obiettivo che Milani si è data è “trasformare i problemi in opportunità”. L’esito della decisione dei soci fondatori che “hanno compreso appiano” l’idea di Milani, sarà comunicato una volta diventato ufficiale.
Ma, come si diceva, le polemiche non si placano. Sulla vicende interviene oggi l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Torino, Marco Giusta.
Giusta:”Non vedo perché debba pagare il Lovers”
“Oltre trent’anni di storia di un festival nato per dare voce alla comunità LGBT -scrive Giusta in una nota – non possono essere cancellati con un colpo di spugna. E non vedo perché nel momento in cui si procede ad una razionalizzazione delle spese del museo, dovute ad opacità degli anni passate, sia il Lovers a dover pagare lo scotto”.
“La proposta di una rete internazionale, ferma al Museo”
Una delle questioni è, infatti, relativa ai costi e al calo di presenze dello scorso anno, passate da 30 mila a 23 mila. E sui possibili tagli, a scapito del Lovers, era intervenuto il Coordinamento Torino Pride chiedendo alla politica di “sostenere davvero il festival” o di avere il coraggio di chiuderlo senza passare per inutili agonie.
“I progetti ci sono e sono importanti – precisa Giusta -, da una possibilità di costruire una rete nazionale ed europea dei festival LGBT che abbia sede a Torino così come promuovere un progetto di industry che metta assieme produttori, distributori e filmakers. Come Comune di Torino abbiamo già iniziato a promuovere il festival presso la rete delle città europee arcobaleno (Rainbow Network Cities), ma tutto si ferma alle porte del Museo Nazionale del Cinema per quanto riguarda la progettualità futura”.
“Si permetta di lavorare subito al festival”
Sarebbe colpa del Museo, dunque, che non collaborerebbe con la rete delle città arcobaleno.
“Ad oggi mi risulta che i fundraiser abbiano già iniziato a trovare sponsor per il Lovers e la macchina è pronta a partire con le persone che hanno competenze decennali nell’organizzazione del Festival” prosegue l’assessore che davanti a problemi di bilancio chiede di analizzare le singole voci, ma anche di mettere “il presidente e la direttrice (del Lovers, ndr) in condizione di iniziare a lavorare subito per il festival, senza fare l’errore dell’anno passato di costruire un festival in tre mesi”.
I sospetti dell’assessore
“Altrimenti può nascere il sospetto che esista una volontà di annegare in un pantano il rilancio del Lovers – insinua Giusta – e perdere un’eccellenza della città e delle regione, distribuendo altrove le colpe per poi riuscire nell’operazione di dismettere il festival, magari appaltandolo all’esterno”. “Perché stiamo parlando di cultura, altra, ribelle – conclude -, non egemone forse, ma per questo ancora più da tutelare e sulla quale scommettere. Da un Museo del Cinema che vuole appunto sostenere l’arte cinematografica come espressione culturale della comunità nella quale si inserisce non mi aspetto nulla di meno”.