Butto uno sguardo al cellulare, esito.
E se non se la sentisse? Certo, abbiamo chattato per un bel po’, ma…
Magari accade come nel film “Ricatto d’amore”, dove Ryan Reynolds, la mia più grande infatuazione quando avevo, tipo, 15 anni, e Sandra Bullock, il suo opposto, finge di essere innamorata solo per innamorarsi davvero nel corso del film… O potrebbe andare anche peggio.
Ho fatto un respiro profondo e ho incominciato a scrivere.
“Allora, prima di incontrarci, —ho scritto— c’è una cosa che dovresti sapere… Ho una paralisi cerebrale”.
Improvvisamente, ogni insicurezza e paura sono riaffiorati in me.
E se lui fosse come tanti altri in passato e decidesse di non volermi più incontrare? E se fosse spento? O, peggio, se fosse acceso? Non qualcosa come sei-un-grande-e-voglio-essere-nudo-con-te, ma più uno schifoso ho-sempre-avuto-un-fetish-per-i-ragazzi-ricchi-di-“sfide”.
L’immagine di me come un novantenne, gay, disabile e solo con nessuno che mi tenesse compagnia, a parte la mia bava, ha attraversato la mia mente.
Qualche minuto dopo ha risposto. Ho temuto il peggio. Esitando, ho guardato verso il cellulare.
“Sapevo già tu fossi disabile, —ha scritto— ho letto il tuo blog”.
Ah, già. Quello. Lo stesso blog in cui ho scritto innumerevoli post drammatici sull’essere disabile, gay e con la paura che nessuno mi avrebbe mai amato o volesse comprarmi delle caramelle.
In ogni modo, ci siamo incontrati.
Certo, a volte è dura. Ad entrambi, ad esempio, piacciono le escursioni, tuttavia ci sono volte in cui i miei muscoli incominciano a farmi male e voglio solo fermarmi (grazie, paralisi cerebrale, per darmi dei muscoli che raramente lavorano bene!). Mi stanco prima di lui e mi scoraggio, non capendo perché dovrei anche preoccuparmi di mantenere il suo passo.
E questo è solo l’inizio. Già perché, quando camminiamo per strada, potreste pensare che siamo una perfetta coppia ad incastro [si intende una coppia di persone che tra loro si compensano perfettamente, ndt] gay di Kalispell, Montana, o qualcosa del genere. Le persone ci guardano con le bocche spalancate chiedendosi ciò che stanno guardando. I miei preferiti sono i bambini, che amano urlare cose come “Mamma, cos’è che non va nelle sue gambe?” e le loro madri diventano rosse cercando di zittirli. Solitamente non posso che ridere quando ciò accade: bisogna amare la sincerità dei bambini!
Per non parlare dei miei attacchi di insicurezza. Ci sono molte volte in cui le mie vecchie insicurezze riaffiorano, mi fermo e penso a come sarebbe più facile per lui trovare qualcun altro, qualcuno in grado di camminare cinque miglia, che possa tenere il passo ed eseguire tutte le posizioni sessuali che si possano immaginare, tutto questo facendo salti mortali, destreggiandosi con banane e facendo acquisti di biancheria intima online.
In altre parole, un’altra persona che non sia disabile.
Vorrei poter star qui a parlare di quanto sia folle la nostra relazione a causa della mia disabilità, ma non è proprio così che stanno le cose. Certo, abbiamo le nostre sfide ma, in svariati modi, siamo piuttosto noiosi. Litighiamo per cose come soldi, sesso e di chi sia il turno per portare fuori il cane prima di andare a dormire.
Alla fine, credo che stare insieme a qualcuno con disabilità richieda, da entrambi le parti, una particolare forza di volontà per imparare. E nel corso dell’ultimo anno e mezzo ho imparato tanto. Lui ha imparato che io posso essere incredibilmente sarcastico, eccessivamente voglioso e a volte un essere umano pigro con una straordinaria ossessione per il caffe, soprattutto se c’è del caramello di mezzo. A sua volta, io l’ho trovato davvero divertente, a volte testardo, un gran lavoratore solitario con una strana dipendenza dai bocconcini di pollo (specialmente quelli speziati).
Dal mio punto di vista, non avrei potuto chiedere una persona migliore. Ok, forse Ryan Reynolds, ma questa è un’altra storia.
Questo articolo è stato scritto da John Galassi ed è stato pubblicato originariamente su Queerty.com.
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