L’Angola ha ufficialmente depenalizzato l’omosessualità, eliminando dal codice penale l’articolo che condannava “il vizio contro natura” e che era stato interpretato fino ad oggi come divieto più o meno esplicito delle relazioni e dei rapporti tra persone dello stesso sesso. La legge era stata introdotta durante il periodo coloniale, con la dominazione portoghese. Nonostante l’indipendenza, nessun governo aveva mai abrogato la norma.
Un’eredità coloniale
L’Angola è così il primo paese del 2019 a compiere un così importante passo in avanti, rispetto alla depenalizzazione delle sessualità non normative. «Una reliquia arcaica e insidiosa» ha commentato Graeme Reid, direttore del programma Lgbt dell’associazione Human Rights Watch. Ricordando, ancora, che sul solco del paese africano, anche gli altri stati – sessantanove paesi in tutto il mondo – che perseguitano gay, lesbiche, trans, ecc, dovranno seguirne l’esempio.
Il divieto di discriminazione
Il governo angolose ha anche predisposto il divieto di discriminazione delle persone Lgbt. Discriminazione che da oggi potrebbe essere punita fino a due anni di prigione. Questo provvedimento ne segue un altro, del giugno scorso, in cui si riconosceva – legalizzandola – un’associazione per i diritti della gay community, Iris Angola. Segno che il vento, in Africa (e soprattutto nel paese in questione) sta cambiando profondamente. Intanto le associazioni locali festeggiano, parlando di svolta storica.