La comunità LGBT+ afghana corre un gravissimo rischio. E il rischio è quello del suo annientamento. E sta girando, in questi giorni, un video di denuncia da parte dell’attivista Artemis Akbari. Militante Lgbt, descrive la situazione della comunità arcobaleno sotto il regime talebano. Ne è nata una gara di solidarietà per diffondere la sua denuncia e per permettere a chi rischia di morire di poter fuggire all’estero e ottenere asilo politico.
Il Circolo Pink di Verona è riuscito a tradurre il messaggio del video, che si riporta di seguito.
Le persone queer hanno il terrore di quello che accadrà e di quale sarà il loro futuro. In altre province ci sono stati violenti scontri e molte persone LGBT sono scappate da città come Herat, Kandahar, Nangarhar per andare a Kabul, ma ora sono senza riparo, soldi e lavoro. In questa situazione, senza un posto sicuro dove andare, le persone sono anche particolarmente esposte alle ondate di caldo che provocano un’enorme sofferenza. In Badakhshan, ad esempio, la situazione per le persone LGBT è terribile da quando i Talebani hanno preso il potere e stabilito che tutti gli uomini dovessero adottare i loro usi e costumi e quindi apparire in pubblico con la barba lunga. In Herat l’atmosfera è terrificante: le persone non possono mettere piede fuori casa.
In maniera analoga, a Kandahar, ci sono un sacco di scontri armati e le persone rimaste sono dovute scappare a Kabul, ma quelli che non sono stati in grado di scappare sono rimasti in strada senza alcun riparo. Alcuni di loro hanno provato a lasciare l’Afghanistan, ma una volta raggiunto l’aeroporto non sono potuti partire, così molti hanno provato a lasciare il paese illegalmente.
Sotto lo scorso governo la situazione era migliore per le persone LGBT. I social media e i giornali ascoltavano le voci delle persone LGBT riguardo alla loro vita, ai loro problemi e alle loro difficoltà e informavano la società. Inoltre, alcune autorità afgane supportavano la comunità LGBT, ma, ora, con il ritorno dei talebani, le cose sono immediatamente cambiate. Stiamo tornando indietro a quando, 21 anni fa, gli stessi talebani opprimevano la comunità LGBT.
Come riporta Cosmopolitan, che riprende il profilo Instagram dell’organizzazione Afghan LGBT, «l’articolo 427 del codice penale afghano descrive il rapporto sessuale tra due uomini come sodomia e la punizione è una lunga reclusione». Durante gli ultimi anni, si apprende, la situazione era migliorata: «C’era la voglia di cambiare le cose, passo dopo passo, uscendo gradualmente allo scoperto, creando una comunità che unita avesse la forza di farsi sentire». Il ritorno dei talebani non solo rischia di far precipitare il paese indietro di vent’anni. «Rischiamo lo sterminio solo per il fatto di essere ciò che siamo» denuncia Afghan LGBT . Che lancia un appello: «Vi esortiamo a concedere asilo alle persone LGBT afghane».
Sulla pagina Instagram di Afghan LGBT ci sono diversi appelli, scritti in diverse lingue. Ancora, il Circolo Pink sulla sua pagina Facebook fornisce gli indirizzi a cui scrivere per sensibilizzare le istituzioni pubbliche, sia quelle italiane sia quelle estere. E si legge, ancora, nella condivisione del Pink:
Qual è ora la nostra responsabilità nei confronti della comunità LGBT? Il primo passo è far risuonare le loro voci a livello internazionale, ascoltare il loro dolore e la loro sofferenza e mostrarlo alle organizzazioni internazionali di diritti umani e alle nazioni unite; queste organizzazioni possono infatti mettere sotto pressione i Talebani affinché le condizioni di vita della comunità LGBT possano migliorare».
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