All’alba dalle elezioni presidenziali degli Stati Uniti la tensione è molto alta, i dibattiti continuano ed è ancora molto difficile sapere chi dei due candidati riuscirà a vincere. All’interno della comunità LGBTI statunitense ci sono molti Clinton-scettici, e sono addirittura nate diverse iniziative LGBTI a favore di Donald Trump.
Ma la politica non finisce mai di stupirci, perché in un mondo in cui capi di partito, presidenti e candidati giocano a loro piacimento la carta della comunità LGBTI, arrivano anche imbarazzanti (nonché incoerenti e controproducenti) esempi di sostegno politico. Uno dei casi più eclatanti è sicuramente quello di Milo Yiannopoulos, opinionista, giornalista e giovane imprenditore britannico di origine greca residente negli Stati Uniti. Yiannopoulos è diventato una figura di spicco della destra alternativa statunitense, anche grazie al suo aspetto innocuo e talvolta spiritoso: dietro ai vari cambi di acconciatura e colore, sotto ai vestiti spesso appariscenti e dal look decisamente non conservatore troviamo infatti un uomo gay apertamente antifemminista, transfobico e sostenitore della supremazia bianca che si è espresso più volte contro l’uguaglianza sociale, l’immigrazione, la laicità dello Stato e ogni religione non cristiana. Ciliegina sulla torta: Yiannopoulos si riferisce a Trump usando il nomignolo ”Daddy” (paparino). Cattolico praticante, Yiannopoulos è addirittura arrivato a dire che siccome tutto quello che è giusto o sbagliato viene spiegato nella Bibbia, il suo essere gay è un errore della natura, e che se potesse cambiare il suo orientamento sessuale lo farebbe di sicuro. Dopo essere stato bannato definitivamente da Twitter nel luglio del 2016 a causa dei vari tweet omobitransfobici, razzisti e discriminatori, e dopo una lunghissima lista di partecipazioni ad eventi cancellate, Yiannopoulos ha recentemente pubblicato su Youtube un video in cui chiede al popolo statunitense di votare per Donald Trump, mentre brucia una bandiera arcobaleno e usa parti del suo discorso anti-immigrazione che presentò ad Orlando immediatamente dopo la strage del Pulse. Riassumendo, abbiamo un gay bigotto, omotransfobico, razzista e figlio di immigrati che emigra in un altro paese e che sostiene la candidatura di un politico decisamente critico verso la comunità LGBTI e contrario all’immigrazione. Come dicono in America, seems legit.