Con una sentenza emessa poco prima di Capodanno, ma divenuta pubblica solo ieri, la Corte d’Appello di Milano ha ordinato all’Ufficiale di Stato civile del capoluogo lombardo di trascrivere i certificati di nascita di due gemelli nati in California grazie alla gestazione per altri e figli di una coppia gay.
Il problema, quando la coppia aveva chiesto la trascrizione, era sorto perché i bimbi risultano gemelli, ma figli biologicamente ognuno di uno dei due papà.
Il primo “no”, quello del Comune
L’Ufficiale di Stato civile aveva rifiutato la trascrizione perché nei certificati risultano i cognomi di entrambi i papà (come permette la legge statunitense) e perché nati tramite gpa, tecnica vietata in Italia. Queste circostanze, secondo l’Ufficiale, rendevano la richiesta dei genitori “contraria all’ordine pubblico”.
Una decisione che aveva delle ripercussioni importanti sulla vita dei due bimbi che non potevano così avere documenti di identità italiani né la cittadinanza, non potevano circolare liberamente sul territorio italiano ed europeo e avrebbero avuto altri tipi di problemi pratici come, ad esempio, l’iscrizione all’asilo.
Il secondo “no” dal Tribunale e poi il “sì” in Appello
Al rifiuto del Comune, i due padri, che preferiscono restare anonimi, avevano presentato ricorso presso il Tribunale che, però, ha dato loro torto. Ora, invece, la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza.
“Secondo la Corte di appello – si legge in un comunicato congiunto di Rete Lenford che ha seguito il caso e di Famiglie Arcobaleno di cui la coppia è socia -, gli atti di nascita dei due gemelli non contrastano con l’ordine pubblico, ed evidenziano che il compito del Giudice è quello di salvaguardare l’interesse preminente dei minori“. Un interesse che si manifesta “nel diritto a conservare lo status di figlio, a circolare liberamente nel territorio italiano ed europeo, ad essere rappresentato dal genitore nei rapporti con le istituzioni italiane, e a preservare la propria identità”. “La Corte d’Appello ha anche evidenziato come diniego dell’Ufficiale di Stato civile violasse il disposto della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) – continuano i legali -, che presta tutela ai legami familiari a prescindere dal modo in cui sono sorti”.
Le reazioni delle associazioni
“Il decreto della Corte di appello rappresenta un importante passo avanti nella battaglia per il riconoscimento dei rapporti giuridici di filiazione insorti tramite la ‘gestazione per altri’ – afferma il dottorando di ricerca Giacomo Cardaci, nel team che ha assistito la coppia –. L’ordinamento giuridico deve assicurare uguale protezione e dignità a tutti i bambini“.
Per l’avvocato Manuel Girola, legale della coppia, “si tratta di un risultato importante poiché è stata ordinata la trascrizione integrale del certificato di nascita dei due bimbi. Ciascuno di loro avrà dunque il cognome di entrambi i padri e l’indicazione della dicitura ‘gemello’. Questo sebbene poi, nei fatti, lo Stato italiano riconosce alla nascita solo un genitore, quello biologico”.
“Qualsiasi sentenza che metta al centro i diritti dei minori, come in questo caso, è per noi un successo e una buona notizia – è il commento di Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno -. Rimane il paradosso di due gemelli, riconosciuti come tali, che per la legge non hanno gli stessi genitori e quindi non sono giuridicamente fratelli”. Per Grassadonia è “la dimostrazione dell’arretratezza delle leggi italiane e del fallimento della politica. Ma noi dobbiamo ringraziare tutte le persone (avvocati, nostri soci, giudici, attivisti) che si muovono all’interno di un quadro complicato per migliorare la rete dei diritti nella società italiana”.
La via giudiziaria per affermare diritti
È per via giudiziaria, insomma, che in Italia si sta affermando il riconoscimento di realtà già consolidate all’estero, come sottolinea la presidente di Rete Lenford, l’avvocata Maria Grazia Sangalli. “I giudici della Cassazione hanno difatti chiarito che il concetto di ordine pubblico – spiega Sangalli -, troppo spesso richiamato per impedire l’ingresso in Italia di situazioni giuridiche costituitesi al di fuori dei nostri confini, non è uno strumento di difesa ma un metro per valutare la potenziale violazione di atti stranieri ai valori essenziali del nostro ordinamento e della comunità internazionale”. “A questo principio – conclude – si è attenuto anche il tribunale di Napoli che ha recentemente ordinato la trascrizione di un certificato di nascita spagnolo di un bambino con entrambe le mamme italiane, escludendo violazioni dell’ordine pubblico e attenendosi al preminente interesse del minore“.