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“Arcilesbica? Non è solo una questione fra lesbiche”

Dopo il congresso della principale associazione di lesbiche italiana, ArciLesbica, e l’autosospensione del circolo perugino Omphalos per la direzione intrapresa, torna oggi sulla vicenda lo storico Circolo Mario Mieli di Roma che ogni anno organizza il pride capitolino, insieme alle altre realtà locali.
In una nota diffusa poco fa, il Mieli definisce “deflagrante” l’approccio dell’associazione su “taluni fondamenti basilari del movimento LGBT+ e anche del movimento delle donne più in generale”. Una posizione che l’organizzazione romana aveva già anticipato durante l’ultima stagione dei pride, la scorsa estate, “nella speranza che ci fosse una reazione politica, d’orgoglio, da parte del resto del movimento LGBT+ italiano che per contrastare la diffusione di queste tesi”, si legge nel comunicato.

Un appello al movimento lgbt italiano

Il tesoriere del Mieli, Valerio Colomasi Battaglia (a sinistra) e il presidente, Sebastiano Secci, durante il Roma Pride 2017

Per il circolo romano la questione aperta non ha solo a che fare con come la si pensa sulla gestazione per altri o sugli spazi di accessibilità per le persone trans, “ma dell’identità stessa del movimento”. Il punto, infatti, per il Mieli, non è tanto il risultato del congresso di ArciLesbica, quanto “la presenza di queste posizioni tra le fila di chi ha condiviso un pezzo della storia del movimento”. Per questa ragione, i romani rivolgono un appello a tutto il movimento lgbt italiano, auspicando “un serio confronto sui temi sollevati” per capire “su quali basi il movimento voglia continuare a muoversi nei prossimi anni in tema di autodeterminazione, lesbismo, rappresentanza, singole tematiche rivendicative e culturali, nonché possibili future strategie comuni”.

Contrasto all’esclusione

Infine, il Mieli ribadisce la propria posizione in termini di inclusione ribadendo che “contrasterà senza sosta le istanze di esclusione delle persone trans, le posizioni contro la genitorialità per le coppie dello stesso sesso, la negazione della libertà di autodeterminazione delle portatrici di gravidanza per altri e altre o dei/delle sex workers e il concetto eteronormativo e binario di ‘maschi vs femmine'”. Perché qualsiasi forma di esclusione, si legge nella nota diffusa, è “incompatibile con la storia e le rivendicazioni del movimento LGBT+”.

Il protagonismo delle donne

Una battaglia, quella sull’inclusione di tutte le istanze che “non può prescindere dall’impegno e dal protagonismo di tutte le donne e le lesbiche che sono state oscurate da questo processo involutivo”. Le lesbiche, come le comunità rappresentate da tutte le altre lettere dell’acronimo “lgbt+” devono essere presenti “a pari dignità e valore e non ci sono questioni “esterne” più urgenti che possano sminuirne la presenza e l’influenza sul futuro della storia LGBT+ di questo Paese”.

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