ArciLesbica continua a perdere pezzi. Dopo i circoli di Perugia e di Udine, che si sono autosospesi in seguito al discusso congresso di dicembre scorso, e dopo la chiusura del circolo di Treviso, stavolta tocca alla rappresentanza di Bergamo che poche ore fa ha diramato un comunicato ufficiale sulla sua pagina Facebook.
«Oggi 20 marzo 2018 ArcilesbicaXXBergamo si è ufficialmente disaffiliata da ArciLesbica Nazionale mutando denominazione in LesbicheXXBergamo» si legge a caratteri maiuscoli, nel messaggio lasciato sul social network. «Siamo le stesse donne che credono negli stessi obiettivi» si legge ancora «che per anni sono stati portati avanti sul territorio a fianco delle altre associazioni bergamasche». La nuova realtà associativa fa sapere che continueranno le tradizionali battaglie per i diritti della comunità Lgbt – dal matrimonio egualitario alle adozioni – passando per la lotta contro il femminicidio e la parità salariale tra uomini e donne. Il tutto «in prospettiva di un futuro nuovo, più inclusivo, più rappresentativo di ogni differenza lesbica italiana».
Parole destinate a far rumore, dentro la comunità arcobaleno del nostro paese, in quanto fanno pensare al fatto che quei percorsi nel segno dell’inclusività e nel rispetto delle differenze non potevano essere proseguiti dentro la (ormai ex?) associazione più grande delle donne lesbiche nel nostro paese. La decisione di Bergamo non è comunque del tutto inaspettata. Già a ridosso del congresso di qualche mese fa in una nota ufficiale l’associazione aveva ribadito la sua volontà di portare avanti, dentro il contesto nazionale, le idee espresse dalla mozione poi risultata perdente.
Tra i primi commenti su questa decisione, spicca quello di Ottavia Voza, responsabile per i diritti delle persone trans in Arcigay, che sempre sui social lascia un commento di cui si riporta un estratto: «Non gioisco per la frantumazione di Arcilesbica, non potrei per la stima e l’affetto che mi legano a tante compagne che continuano a trovare lì la loro casa. Ma credo che questo sia un processo positivo, perché fa chiarezza, perché permette al dibattito di liberarsi dai lacci imposti dalla presunzione di avere in tasca verità insindacabili, imposte alla maggioranza sulla base di incomprensibili alchimie statutarie».
Erano state abbastanza roventi, per altro, le polemiche dell’estate scorsa con la comunità transessuale per posizioni e condivisioni di articoli “trans-escludenti”. Così come un altro tema al centro di dissidio sta il tentativo, da parte dell’associazione nazionale, di rendere la Gpa “reato universale”, riducendo così i padri gay – quanto meno nella narrazione collettiva – al rango di criminali e profittatori di donne. Insomma, il “nuovo corso”, di ArciLesbica Nazionale ha aperto una ferita che non solo non sembra rimarginarsi, ma che diviene più profonda giorno dopo giorno. Chissà quale sarà il prossimo circolo, c’è da chiedersi a questo punto, che deciderà di abbandonare la casa madre.
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