Esiste un pezzo di storia che non esiste nei libri scolastici. È la storia della comunità arcobaleno. Eppure le persone Lgbt+ sono sempre esistite. Cos’è che le ha portate ai margini delle storiografia, al punto tale che si rappresentano come eccezione. O come “sporco segreto”. O ancora, come un parente scomodo di cui ci si vergogna e che è sconveniente invitare al consesso dei grandi avvenimenti? Per colmare questa lacuna, un gruppo di studiosə ha pensato di avviare un progetto di recupero della memoria. Nasce così l’LGBT History Month.
«Celebrare la storia LGBT+ è importante per scoprire e valorizzare ciò che non ci è mai stato insegnato a scuola» dichiara il comunicato del team del progetto. Per varie ragioni, tutte plausibili: «Per ricordare come abbiamo combattuto persecuzioni e discriminazioni» ad esempio. E non solo: «Per fare un bilancio dei diritti ottenuti e da ottenere; per riconoscere e contrastare le disuguaglianze di oggi e per continuare a lottare per una società sempre più aperta e inclusiva». L’iniziativa non è una novità, oltralpe e oltre oceano. «Nel gennaio 1994, in un sobborgo di St. Louis (USA), Rodney Wilson, un insegnate delle scuole superiori, lanciò la proposta di celebrare l’LGBT History Month» sull’esempio «del Black History Month (a partire dal 1970) e del Women’s History Month (dal 1978)».
Un solco del recupero della memoria e della presa di parola dei soggetti marginalizzati, insomma. «Nei mesi di febbraio e marzo» apprendiamo ancora «si celebravano, e si continuano a celebrare oggi, rispettivamente la storia afro-americana e la storia delle donne. Attraverso l’LGBT History Month Wilson voleva ricordare la storia della comunità LGBT per stimolarne l’autoconsapevolezza, incoraggiare la lotta per l’eguaglianza giuridica e sociale, e contrastare l’omobitransfobia». L’iniziativa ha avuto il successo sperato e oggi si celebra negli USA e in Canada, ma anche in Brasile, Australia, Regno Unito e persino in Ungheria. «In Germania la città di Berlino organizza il Queer History Month nel mese di maggio».
È arrivato dunque il momento di recuperare la memoria storica della nostra comunità anche qui in Italia. «Invitiamo attivist* LGBT+, scuole, università, musei, biblioteche, associazioni culturali e ricreative a organizzare nell’aprile 2022 eventi che sensibilizzino la società Italiana riguardo la storia LGBT+». Per aderire, si può visitare la pagina apposita, oppure scrivere (indicando la propria iniziativa) alla mail del sito. «È stato scelto questo mese» ricorda ancora il team «in onore della prima manifestazione pubblica organizzata dalla comunità gay e lesbica italiana a Sanremo nell’aprile del 1972». C’è una coltre di polvere, sulla nostra storia, lasciata depositare da un sistema eteronormativo. È arrivata l’ora, insomma, di rimuoverla. E di dar voce a quelle vite, quei processi e quegli atti di liberazione troppo a lungo lasciati in silenzio.
Il team italiano dell’LGBT History Month è costituito da Chiara Beccalossi (storica, University of Lincoln), Silvi-Oscar Bertolissi (creative director, Queer Studio), Federica Folino Gallo (social media manager), Luca Locati Luciani (vicepresidente “Centro di documentazione Aldo Mieli”), Alessio Ponzio (storico, University of Saskatchewan), Cirus Rinaldi (sociologo, Università di Palermo) e Francesco Salvini (attivista, social media manager).
Le immagini presenti nel sito, invece, e usate in questo articolo sono di Giovanni Rodella.
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