Nella cultura occidentale moderna, la relazione romantica, sessuale e monogama viene intesa come il nucleo fondante di un rapporto di coppia, seppure ad oggi non sia l’unica formula per entrare in relazione con l’altro. L’asessualità, svincolata dal disturbo del desiderio iposessuale, sembra infatti porsi come nuova modalità di essere e di relazionarsi, di cui si sente ancora troppo poco parlare, forse perché contrapposta ad una società per certi aspetti “iper-sessuale”.
L’emergere di una comunità asessuale, che conta circa il 2% della popolazione mondiale, rivoluziona la classica visione dell’amore romantico, del sesso e delle relazioni, che va “imponendosi” come nuovo orientamento sessuale caratterizzato dalla mancanza di attrazione sessuale nei confronti di ogni genere o sesso (Bogaert, 2004); una mancata attrazione presente non solo nell’uomo, ma anche in alcune specie animali. In particolare, l’asessuale può provare desiderio sessuale che riflette una naturale sex drive (comunemente chiamata “libido”) non alterata da stati di squilibri ormonali o di altro genere, pur non provando attrazione sessuale verso una persona.
Tale distinzione sembra trovare conferma in un modello messo a punto dalla psicologa Lisa Diamond (2003) secondo cui lo sviluppo dei processi che sono alla base del desiderio sessuale e del legame affettivo sono indipendenti dal punto di vista funzionale e non sono necessariamente orientati verso un genere specifico, dunque desiderio sessuale e amore romantico, malgrado siano spesso vissuti in maniera congiunta, sono governati da differenti sistemi.
L’asessualità può essere considerata un orientamento sessuale?
Essere asessuale non significa non provare piacere o disattivare i centri del piacere erotico-sessuale. Ciò che caratterizza l’asessuale è il mancato bisogno di intraprendere una relazione di tipo sessuale. L’attività autoerotica e il sesso sono attività presenti tra gli asessuali, così come lo sono le fantasie sessuali, ma vi è una grande variabilità all’interno della stessa comunità tra Aromantici, Romantici, Demisessuali e coloro che si trovano in un’area ancora grigia Gray-A, ma tutti sono accomunati dal fatto che non proverebbero attrazione sessuale verso la persona con cui sperimenterebbero l’esperienza erotico-sessuale.
Tali atteggiamenti e comportamenti sessuali arricchiscono il termine “asessualità” facendone un tema di crescente interesse, ma che ancora oggi sembra essere di difficile definizione e comprensione. Dunque, sembrerebbe delinearsi una condizione di tipo multifattoriale che si avvicina sempre più a definirsi come orientamento sessuale, biologicamente determinato, che non sia condizione patologica né una scelta dell’individuo. Ma tale fenomeno certamente identifica una categoria di persone che vanno tutelate nella espressione di loro stessi e della loro a-sessualità. Infatti uno studio mostra come gli asessuali rischino atteggiamenti discriminatori sia da parte di eterosessuali che dalla comunità LGBT.
Altri autori pensano che l’asessualità sia ancora un po’ lontana dall’essere un orientamento sessuale nonostante sia decisamente un fenomeno in crescita e ancora non del tutto chiaro, soprattutto quando si svincola la risposta sessuale dall’esperienza erotico-sessuale più ampia (Quattrini, 2014); ma come già descritto da Van Houdenhove (2014) al termine “asessuale” può essere associato quello di “romantico”. Gli asessuali romantici, infatti, desiderano trovare un partner con cui instaurare un rapporto profondo ed intimo, un legame simile per certi aspetti al legame sessuale, in termini di vicinanza, affettività ed intimità, ma nel quale viene escluso il sesso. Essi, peraltro provano piacere nel contatto fisico, inclusi i baci, le carezze e le coccole. Dunque, conoscere meglio il fenomeno porterebbe certamente a propendere per un orientamento o per un modus vivendi di tali persone, facilitando un processo di inclusione dell’altro diverso da sé, sia pure asessuale.
Quale studio mostra come gli asessuali rischino atteggiamenti discriminatori sia da parte di eterosessuali che dalla comunità LGBT?
Lo studio cui faccio riferimento è il seguente: MacInnins & Hodson, Intergroup bias toward ”Group X”: Evidence of prejudice, dehumanization, avoidance, and discrimination against asexuals, Group Processes & Intergroup Relations, 2012