Continua l’ondata di disprezzo istituzionale, se così possiamo definirlo, contro le persone Lgbt. Questa volta sotto il mirino del politico di turno c’è la comunità transgender: l’assessore alla cultura del comune di Messina – nonché dirigente scolastico – Enzo Trimarchi ha di recente insultato Carola Rackete dicendo che si veste «da trans qual è». La cosa ha scatenato non poche reazioni, sia dentro la comunità arcobaleno, sia a livello politico stesso.
La reazione del sindaco De Luca contro l’assessore
Contro l’assessore, in prima persona, lo stesso sindaco di Messina, Cateno De Luca: «Io sono l’uomo più peccatore del mondo ma le discriminazioni non mi piacciono», ha dichiarato. Chiedendo al suo assessore – così come riporta il quotidiano La Sicilia – immediate scuse alla comunità Lgbt messinese e sospendendolo dalla carica, fino a quando non l’assessore non tornerà indietro sui suoi passi e sulle sue dichiarazioni. Ma la cosa ha generato la giusta indignazione anche fuori dai palazzi. Raggiungendo il web.
Cristalli, Gruppo Trans: “Una carrellata di tristi stereotipi”
È partita infatti, sui social, la doppia campagna #MiVestoComeUnTrans e #MiVestoComeUnaTrans.Gli attivisti e le attiviste transgender, infatti, stanno postando le loro fotografie, accompagnate dagli hashtag in questione, spiegando il perché quelle parole sono irricevibili: «Da simili affermazioni è più che evidente che delle persone trans conosciate solo una triste carrellata di stereotipi» scrive sulla sua bacheca Facebook l’attivista Christian Leonardo Cristalli. «Un “immaginario”, il vostro» continua «di “un trans” dove nemmeno esiste distinzione tra persone mtf, ftm o identità non binarie, e del relativo linguaggio corretto da utilizzare. Siete ignoranti. Siete transfobici».
Cristina Leo: “Assurdi gli attacchi da un assessore alla cultura”
«In un colpo solo l’assessore Trimarchi ha dimostrato di essere tanto misogino quanto transfobico. Trattandosi di un assessore alla cultura il tutto è ancora più triste quanto assurdo» dichiara Cristina Leo, sempre dal suo profilo Facebook, che ha lanciato la campagna. E manda un messaggio al sindaco: «Se è la cultura dell’odio che vuole diffondere non ritiri le deleghe, ma se come mi sembra di capire la direzione che sta perseguendo è quella dell’inclusione e della lotta alle discriminazioni allora ritiri le deleghe».
La condanna di Daniela Lourdes Falanga
«Ridurre i cittadini e le cittadine ed essere soggetti di scherno, stereotipandoli ed emarginandoli alla cultura dell’irrisione non è politico» rincara la dose Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay Napoli, «è esclusivo, antidemocratico e anticostituzionale. Siamo stanchi e stanche del potere di corruzione culturale dell’ignoranza». E, per dirla ancora con le parole di Cristalli: «Tra parentesi, di certo nessuno ha bisogno della vostra approvazione per scegliere quali vestiti indossare, qualunque essi siano. Il nostro orgoglio è più forte». Non si può essere più d’accordo.