L’Egitto e altri 50 Paesi di fede islamica hanno scritto a Mogens Lykketoft, danese, Presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, chiedendo che venga impedita la partecipazione a una conferenza internazionale sull’Hiv a 11 associazioni. Non sono state addotte esplicitamente le motivazioni, ma Samantha Power, ambasciatrice degli Stati Uniti all’Onu, ha dichiarato che sembra che queste organizzazioni siano state bandite perché quasi tutte hanno a che fare coi diritti Lgbt, ad esempio gli Uomini africani per la salute e i diritti sessuali (African Men for Sexual Health and Rights) e gli Uomini di Ishtar che fanno sesso con uomini (Ishtar Men Who Have Sex With Men).
Probabilmente in pochi sanno che dall’otto al dieci giugno si terrà a New York, presso le Nazioni Unite, una grande iniziativa per concordare le modalità di lotta all’Aids, la cui eradicazione come minaccia alla salute pubblica entro il 2030 è prevista dagli Obbiettivi per lo sviluppo sostenibile che le stesse Nazioni Unite si sono date. È annunciata la partecipazione di leader politici, persone specializzate nella lotta all’Hiv, di persone che vivono con l’Hiv, e di associazioni della società civile.
“Siamo profondamente preoccupati – ha scritto Power – che a ogni nuova negoziazione per i futuri incontri dell’Assemblea generale la questione della partecipazione delle Ong (organizzazioni non governative, ndA) sia messa in discussione e sotto scrutinio.
Il movimento per bloccare la partecipazione delle Ong su basi spurie o tenute nascoste sta diventando epidemico, e danneggia gravemente la credibilità della Nazioni Unite – ha proseguito l’ambasciatrice.
Dato che le donne transgender hanno 49 probabilità in più di vivere con l’Hiv rispetto alla popolazione generale, la loro esclusione dall’incontro di alto livello si limiterà a impedire il progresso globale nel combattere la pandemia di Hiv/Aids” ha aggiunto.
Finora non solo gli Stati Uniti, ma anche il Canada e l’Europa hanno scritto a Lykketoft per mostrare il loro scontento rispetto a questo bando.
La questione dei diritti Lgbt e della partecipazione agli eventi delle Nazioni Unite è oggetto di contenzioso già da qualche anno. Ban Ki-moon, il segretario generale Onu, sostiene l’uguaglianza per le persone Lgbt, e ha anche partecipato personalmente alla campagna che li promuove comparendo nel video Faces, ma ha dovuto fronteggiare l’opposizione di molti stati africani e musulmani, oltre che di Russia e Cina.