Rovente la querelle esplosa tra le realtà organizzatrici dell’Asti Pride e l’amministrazione comunale, su un progetto di riqualificazione del sottopassaggio tra piazza Marconi e via Cavour. Il progetto mirava infatti, in occasione del primo anniversario del pride del 2019, di creare un’istallazione «per rendere visibile e concreto lo spirito di accoglienza ed inclusione della nostra città nel solco di quanto già fatto qualche anno fa con la panchina contro l’omotransfobia». Qualcosa però non è andato come previsto.
Il progetto per un sottopasso rainbow
«L’idea è quella di valorizzare e recuperare il sottopasso pedonale» era la proposta dell’Asti Pride «dipingendone le pareti con i colori dell’arcobaleno Lgbtqi universalmente riconosciuto come bandiera della comunità». L’amministrazione comunale – ricordiamo che il sindaco Maurizio Rasero, di centro-destra, lo scorso anno ha partecipato alla marcia dando anche il patrocinio alla parata – ha sì approvato il progetto, ma a condizione che l’area venisse condivisa con un’altra associazione, “Sole che sorgi”. Cosa che ha però portato l’Asti Pride a ritirare il progetto e a entrare in polemica con l’amministrazione comunale.
La collaborazione forzata con “Sole che sorgi”
«Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Asti Pride» si legge in una comunicazione ufficiale al sindaco, «ha deliberato all’unanimità il ritiro del progetto presentatoVi in data 09/06/2020 ed attinente alla realizzazione di una “installazione artistica” all’interno del sottopasso Stazione. Ciò in diretta conseguenza di quanto indicato nella lettera in oggetto, che risulta avere, a nostro avviso, il carattere della pretestuosità e della provocazione». Infatti, per Asti Pride, l’associazione Sole che sorgi «oltre ad essere a noi sconosciuta, da alcune semplici verifiche effettuate sui social media, sembra avere obiettivi e scopi lontani, molto lontani, dall’inclusione e dall’attività antidiscriminatoria».
I post di ispirazione neofascista
L’associazione, da quanto emerge, ha condiviso in passato «post di ispirazione neofascista che sono comparsi e poi cancellati dal profilo Facebook dell’associazione» così come si legge sulla pagina Facebook del Partito democratico di Asti. Per i dem della città «invece di dare chiara voce alla comunità Lgbtq il sindaco Rasero ha preferito dare posto a due associazioni tra loro diametralmente opposte, per non scontentare, presumibilmente, il vicesindaco Marcello Coppo» di Fratelli d’Italia.
Le proteste di Asti Pride e l’interpellanza dell’opposizione
Nella sua comunicazione al sindaco, Asti Pride chiede: «Quando e come l’Associazione Storico Culturale Sole che sorgi ha presentato progetti inerenti il sottopassaggio Stazione? Chi ha proposto, e per quale motivazione, la collaborazione condivisa su quel progetto? L’amministrazione Comunale è al corrente che tale Associazione inneggia alla figura di Benito Mussolini attraverso i social media ad essa immediatamente riconducibili?» Per questa ragione, quattro consiglieri comunali di opposizione hanno presentato un’interpellanza al primo cittadino su tali questioni.
Il soccorso della CGIL al pride
La polemica è divenuta dunque un vero e proprio caso politico ad Asti, non solo tra amministrazione comunale e associazioni arcobaleno, ma ha coinvolto oltre il Pd anche la stessa CGIL che chiede di poter riqualificare a sua volta il sottopasso. «Il sindacato, infatti, ha sede proprio nei pressi del sottopassaggio e la sua richiesta al Comune è chiaramente un’azione a supporto dell’Asti Pride con cui vorrebbe condividere il progetto di riqualificazione prendendo il posto dell’altro sodalizio» leggiamo sulla stampa locale. «In più la CGIL avrebbe motivato al sindaco il suo interesse ricordando che la stessa, durante il Ventennio Fascista, subì arresti, saccheggi, la confisca della sede e altre vessazioni. Per il sindacato sarebbe quindi un pugno in un occhio permettere che il “suo” sottopasso venga concesso a un gruppo accusato di avere simpatie fasciste».
Asti Pride: grave comportamento da parte dell’amministrazione
Asti Pride ha indetto una conferenza stampa, per il 6 luglio, in cui spiegherà le ragioni della protesta contro l’amministrazione comunale. «È grave» dichiara a Gaypost.it Patrizio Onori, dell’Asti Pride «che per approvare un progetto inerente alla comunità Lgbqi e per l’anniversario del primo pride il comune risponda con una sorta di contrappeso spinto dall’area meloniana» obbligando, di fatto, a condividere quegli spazi con un’associazione lontana dalle istanze arcobaleno. Vedremo nei prossimi giorni come si concluderà questa vicenda.