La Nazionale australiana di rugby ha deciso di rescindere il contratto di Israel Folau, a seguito di commenti anti-LGBT pubblicati sui social.
“Avvertenza: ubriachi, omosessuali, adulteri, bugiardi, fornicatori, ladri, atei, idolatri, l’inferno vi aspetta, solo Gesù salva”, queste le frasi racchiuse in una foto postata dall’australiano su Instagram.
Classe 1989, finalista nella Coppa del Mondo 2008 di rugby a 13 e in quella 2015 di rugby a 15 (perse entrambe con la Nuova Zelanda), e vincitore di un Super Rugby nel 2014 con i Waratahs, Isreal non farà più parte della Nazionale gialloverde.
Il comunicato della nazionale è un esempio di quello che vorremmo vedere anche in Italia, quando calciatori o sportivi in generale esprimono opinioni che violano il limite della libertà d’espressione ed entrano nel campo della discriminazione. “Mentre Israel ha diritto alle sue convinzioni religiose, il modo in cui ha espresso queste convinzioni è incoerente con i valori dello sport – ha dichiarato la Nazionale australiana -. Israel non è riuscito a capire che come giocatore dell’Australia e del Nsw Waratahs non può condividere materiale sui social media che condanna, diffama o discrimina le persone sulla base della loro sessualità. Il rugby è uno sport che lavora continuamente per unire le persone. Vogliamo che tutti si sentano sicuri e benvenuti nel nostro gioco e nessuna diffamazione basata su razza, genere, religione o sessualità sia accettabile e nessun linguaggio che isola, divide o offende le persone in base a questi fattori può essere tollerato. Come da codice abbiamo riferito a Israel, formalmente e ripetutamente, che qualsiasi post sui social media o commenti che siano in qualche modo irrispettosi verso le persone a causa della loro sessualità si tradurranno in azioni disciplinari. In assenza di fattori attenuanti convincenti, è nostra intenzione terminare il suo contratto”.
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