Non è la notizia migliore con cui chiudere l’anno, specialmente se ci si prepara ai festeggiamenti di Capodanno, ma gli scienziati lanciano un appello. I glitter sono belli, sono colorati, sono scintillanti, ma sono pericolosi. Per chi? Per l’ambiente.
Queste piccole particelle si fanno strada nelle nostre risorse idriche e proprio per questo motivo la comunità scientifica vuole che siano messi al bando prima che provochino un disastro ambientale.
Quali sono i fatti che gli scienziati hanno portato per chiedere la messa al bando dei lustrini?
Il primo è che i glitter sono fatti di microplastiche, come il Mylar, che possono danneggiare gli oceani. Fanno infatti parte di quel 92.4% dei 5,25 trilioni di pezzi di plastica che galleggiano nei nostri mari.
Gli animali marini spesso confondono i glitter con il cibo – microalghe, plancton – e questo è molto pericoloso.
Senza contare che ogni singolo brillantino ci mette qualche migliaio di anni prima di degradarsi completamente.
La dottoressa Trisia Farrely dell’Università di Farrelly, in Nuova Zelanda, ha detto alla Cbs che «I glitter devono essere messi al bando perché sono microplastiche. I produttori non dovrebbero farla franca: fanno profitti mettendo sul mercato plastiche usa e getta, monouso».
Gli Usa e il Regno Unito hanno già cominciato a muovere i primi passi verso la messa al bando dei glitter mettendo fuori legge prodotti cosmetici e per il corpo contenenti materiali fluorescenti.
Ovviamente questi provvedimenti sono una misura per proteggere l’ambiente marino da una delle tante fonti di inquinamento da plastiche, visto le componenti fluorescenti vengono lavate via finendo nello scarico. Da là inizia la loro corsa nei mari, dove vengono ingoiati dai pesci e dai crostacei con effetti potenzialmente dannosi.
La messa al bando dei glitter segue la stessa logica, essendo appunto microplastiche.
Solitamente i glitter non sono altro che uno strato di plastica, uno strato sottilissimo colorato e uno fatto di materiale riflettente, generalmente alluminio.
I brillantini sono tenuti insieme in fogli sottili e poi tagliati in forme piccolissime.
Pensate solo a quanto sia difficile ripulire la casa dopo averli usati per decorare qualcosa: immaginate il danno che possono creare negli oceani.
I glitter sono fatti di un polimero chiamato polietilene tereftalato (il famoso PET), o Mylar, che dopo l’uso finisce nelle discariche o negli scarichi. Da lì il passo verso le risorse idriche è veramente breve.
Una volta nell’oceano, in oltre, i glitter possono assorbire altre sostanze chimiche o agenti inquinanti e possono diventare ancora più tossici.
Come tutte le altre microplastiche i glitter possono arrivare sulle nostre tavole attraverso il cibo che mangiamo. Una volta immessi nell’acqua entrano nella catena alimentare e non ci sono modi per evitarlo, purtroppo.
Livelli allarmanti di microplastiche sono stati rilevanti anche nell’acqua minerale.
Per questo la Royal Society of Chemistry ha detto che «C’è bisogno di un cambiamento nel modo in cui la società vede la plastica. Il rifiuto onnipresente e usa e getta deve lasciare il posto a preziosi materiali grezzi e riciclabili, come il vetro e il metallo».
Insomma, se ci teniamo veramente all’ambiente dovremo dire addio, tra le altre cose, anche ai glitter. Ma siamo sicuri che la comunità Lgbt+ troverà sicuramente un’alternativa molto più green ai glitter. Sfida accettata.
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