Ha fatto e sta facendo discutere, in questi giorni, il “Baby Pride” tenutosi nel capoluogo etneo. Di fatto, una semplice lettura di racconti per bambini e bambine, organizzata nel cortile della Cgil in via Croficeri. Lettura interpretata da una drag queen, Sovranity. L’evento era parte delle iniziative del Catania Pride, uno dei più antichi in Sicilia ed anche tra i più longevi. Già negli anni ’90 erano state organizzate le feste dell’orgoglio omosessuale, dagli attivisti di allora. Fino ad arrivare al 2000, con il primo pride voluto dall’Open Mind, associazione indipendente che ha tenuto le redini del movimento Lgbt etneo per anni. Da allora, il pride catanese è cambiato molto, divenendo un appuntamento fisso che la città aspetta.
Gli strali di destra e omofobi sul Baby Pride
In quest’ottica, nel segno di una maggiore apertura alla società, Vera Navarria – autrice de I libri delle donne – Case editrici femministe degli anni Settanta per Villaggio Maori Edizioni, di cui è anche editor, e volontaria del Catania Pride – ha organizzato l’evento, chiamato appunto “Baby Pride”.
L’iniziativa ha suscitato molte polemiche, attirandosi le ire di personaggi della destra omofoba, come Giorgia Meloni che ha tuonato: «La questione sta diventando preoccupante. I bambini vanno tenuti fuori dalle battaglie ideologiche. Lasciategli vivere la loro infanzia in santa pace!». Seguita dal leghista Fabio Cantarella, assessore alla sicurezza del Comune di Catania che ricicla il sempregrigio «Giù le mani dai bambini!». Per continuare con Adinolfi, che denuncia la presenza di drag queen che indottrinano bambini. Ne abbiamo parlato con la curatrice dell’evento, provando a fare chiarezza su quanto è davvero successo.
Navarria: “Baby Pride? Solo fiabe lette ai bambini”
«Mi sono ispirata a iniziative simili già realizzate a Milano, Palermo e in altre città» dichiara a Gaypost.it, Navarria. «Le polemiche» prosegue «non mancano mai. Ciò che ha attirato particolarmente l’attenzione su di noi è aver chiamato l’evento “Baby Pride”». Nessun intento provocatorio, assicura l’attivista. «Era un pomeriggio dedicato ai bambini, tra gli eventi del Pride. Ciò però ha dato l’occasione ad alcuni di inventare che fosse un corteo per bambini». Nulla di tutto ciò: «Era un semplice pomeriggio con fiabe e merenda. I bambini sono stati accompagnati dai propri genitori, non essendo nemmeno possibile immaginare che a cinque anni venissero da soli. Eppure qualcuno straparla di libertà educativa, mentre vorrebbe di fatto impedirla».
Le accuse da certo femminismo
Polemiche e accuse, per altro, sono arrivate anche da settori di certo mondo femminista. Su alcune pagine Facebook di femministe radicali, alcune iscritte hanno condiviso i post sull’evento chiedendosi quale valore educativo porta la presenza di drag queen. Si è condiviso un contenuto, per altro (si veda la foto) nei cui commenti si facevano anche pesanti allusioni alla pedofilia (che tornano altrove, nei commenti alle pagine di alcune attiviste radfem, senza alcuna moderazione).
«Perché una drag queen?» precisa Navarria. «Perché sono favole contro l’idea che esista un solo modo di essere uomo invece che tanti, un solo modo di essere donna invece che tanti, un solo modello di famiglia invece che tante». Per l’autrice il personaggio della drag queen «essendo una persona capace di sperimentare tra i generi e di oltrepassare l’imposizione di un ruolo, è la figura migliore per far arrivare questo messaggio». Precisando: «Non sarebbe stata la stessa cosa se le fiabe le avessi lette io».
L’entusiasmo di famiglie e bambini
Per altro, l’evento è piaciuto: «La partecipazione è stata straordinaria, la sala era piena». Al di sopra di ogni aspettativa, la risposta delle famiglie a cui era indirizzata la lettura. Ciò dimostra due cose, secondo Navarria: «I genitori hanno bisogno di momenti d’incontro che si trasformano nell’occasione per parlare ai figli di certi temi. Li ricercano e bisogna darglieli» in primo luogo. E in seconda istanza «che non tutti i genitori italiani sono sciocchi e timorosi come in molti li dipingono». Risposta entusiastica soprattutto tra i piccoli e le piccole partecipanti: «I bambini hanno accolto Sovranity con naturalezza ed entusiasmo. Tutti alla fine hanno voluto fare una foto con lei. Un bambino, il duro del gruppo, se l’è addirittura abbracciata. È stato bello e commovente».
Critiche dalle femministe? Le più incomprensibili
Risponde alle critiche, Vera Navarria. Ai rappresentanti dell’estrema destra non ha nulla da dire, se non che l’anno prossimo «il Baby Pride si rifarà, lo chiameremo sempre Baby Pride e sarà ancora più bello».
Più dura, invece, con certe femministe: «Le loro critiche sono in assoluto le più incomprensibili per me, se consideri che una delle fiabe lette, Rosaconfetto, è un grande classico del femminismo anni Settanta». L’autrice ci ricorda che fu una casa editrice femminista e rivoluzionaria che si chiamava “Dalla parte delle bambine” a pubblicare l’opera, per la prima volta, nel 1975. «Certo, la storia dell’elefantina che scopre di poter fare le stesse cose dei suoi fratelli aveva creato divisioni tra fautori e detrattori anche allora, ma ciò non le aveva impedito di essere pubblicata, in Francia, dalle Éditions des femmes, culla del femminismo della differenza».
Troppi i pregiudizi sulle drag queen
Una punta di amarezza percorre le parole di Navarria, di fronte a queste ultime polemiche: «Evidentemente a quei tempi era ancora possibile, di tanto in tanto, instaurare un dialogo rispettoso tra femminismi che oggi non riusciamo ad avere. E infatti è difficile averlo quando certe femministe trovano un nesso, irrintracciabile, tra queste fiabe, la prostituzione e ciò che chiamano “utero in affitto”, ovvero la Gpa». Amarezza che nasce di fronte alla realizzazione dei troppi pregiudizi: «Mi sto rendendo conto adesso di quanto anche le drag queen ne siano vittime. Le polemiche che hanno investito Sovranity, cioè Davide, ne sono la conferma. In questo paese c’è ancora una grossa confusione tra drag queen, persone transgender, crossdresser e persino prostitute!»
Gallittu, Nuovi Diritti: fascisti, leghisti e radfem usano gli stessi argomenti
Interviene, sulla vicenda, anche Sandro Gallittu, responsabile dell’ufficio Nuovi Diritti, Cgil Nazionale. «Ancora una volta» dichiara «la Cgil viene attaccata da fascisti e leghisti da un lato e sedicenti femministe radicali dall’altro». Tutte queste realtà hanno usato, fa notare ancora l’esponente della Cgil, «gli stessi identici argomenti» contro il Baby Pride.
Gallittu, recentemente nel mirino per un altro evento sulla Gpa, non ci sta: «La paternità è stata attribuita come sempre, ormai è un mantra, all’ufficio Nuovi Diritti». Ufficio che invece «e sottolineo purtroppo» dice ancora «non ha in alcun modo partecipato a questa iniziativa né l’ha ispirata. E dico purtroppo perché i percorsi di inclusione e di educazione al rispetto delle differenze passano anche da momenti di leggerezza come questo».