Alcuni la considerano una “fortuna”, altri una “scusa”; in realtà la bisessualità è un orientamento sessuale al pari dell’eterosessualità e dell’omosessualità, che investe entrambi i sessi maschile e femminile, ma ad oggi è un concetto ancora intriso di stereotipi e pregiudizi che generano confusione. Infatti, secondo la scala Kinsey (1948), che propone un continuum su sei livelli dell’attrazione erotico-sessuale dell’individuo, la bisessualità corrisponde al punto 3, ponendosi esattamente a metà tra le due esclusività eterosessuale ed omosessuale. In una società eterosessista che fa dell’eterosessualità la “norma” e dell’omosessualità la controparte “deviata”, la bisessualità sembra quasi non esistere proprio perché evade dalle etichette.
Ma è una categoria presente anche quando la società si dimostra impreparata considerando il bisessuale come un “etero confuso” o come un omosessuale nascosto dietro una facciata eterosessuale. Tali stereotipi nascono dalla caratteristica degli orientamenti sessuali di poter essere soggetti a variazioni nel corso della vita. Infatti, alcune persone gay e lesbiche hanno vissuto la bisessualità come fase di passaggio verso il riconoscimento e l’accettazione della propria omosessualità; ma il consolidamento di un’identità bisessuale può avvenire anche dopo una fase in cui l’individuo si è definito gay o lesbica.
Oltre agli stereotipi già citati, il bisessuale forse vive nella facile associazione tra bisessualità ed instabilità il pregiudizio più pesante e carico di sentimenti negativi sulla propria vita relazionale ed affettiva. Poiché possiede un’ambivalenza attrattiva verso entrambi i sessi, la persona bisessuale non susciterà sufficiente fiducia perché ci si possa impegnare con essa in una relazione sentimentale stabile, soprattutto perché si pensa erroneamente che il bisessuale non sarà mai in grado di soddisfare interamente i suoi bisogni. Si è portati inoltre a pensare che se i bisessuali fossero impegnati in una relazione, potrebbero da un giorno all’altro essere tentati di andare a guardare altrove, seppure questo non voglia assolutamente significare che debbano essere considerati più infedeli o instabili rispetto a chi ha una preferenza sessuale univoca. La fedeltà, infatti, è una scelta di vita che non ha nulla a che vedere con l’orientamento.
Dunque cosa significa essere bisessuali? Nel vasto panorama della bisessualità alcuni individui possono intraprendere relazioni sia con donne che con uomini tuttavia non definendosi bisessuali. Altri possono avere relazioni solo con donne o solo con uomini, non averne affatto e ritenersi comunque bisessuali. Altri ancora, invece, possono considerarsi bisessuali, ma identificarsi come omosessuali o eterosessuali. Tale variabilità rifletterebbe l’estesa variabilità del comportamento erotico-sessuale, dunque diviene importante riconoscere quei comportamenti bisessuali che possano essere più o meno occasionali, legati al contesto o alla definizione di sé come bisessuale e che meglio riflettono anche le altre posizioni della scala Kinsey e non unicamente delle categorie discrete.
Concludendo, il concetto di bisessualità è ampio, inclusivo e talvolta mal definito. Ciò di cui non si è certi è se le fantasie e i comportamenti riguardino un unico continuum tra eterosessualità e omosessualità oppure un livello differente (Lingiardi, 2007). Dunque abbattere gli stereotipi e i pregiudizi riguardo tale orientamento è necessario affinché si possano fronteggiare da una parte quegli atteggiamenti ostili, tipici della bifobia, presenti anche all’interno della stessa comunità LGBT nei confronti di individui bisessuali; ma dall’altra soprattutto per riconoscere e rispettare la possibilità e la capacità del bisessuale di costruire relazioni stabili e durature, qualora lo desiderino, contrariamente all’idea comune che essi vivano relazioni con uomini e con donne contemporaneamente.