Dal Tribunale dei minori di Bologna arriva un altro sì ad una stepchild adoption. Questa volta, a differenza di altri casi, si tratta di una coppia di donne con un figlio già grande. Pietro (nome di fantasia) ha già, infatti, 12 anni e per questo è stato ascoltato dal giudice per conoscere la sua opinione sull’adozione da parte della madre non biologica.
“Ci sono rimasto male”
Parlando con il giudice, il ragazzo ha detto che “quando ho saputo che per legge solo Francesca (nome di fantasia, ndr) era mia mamma, e non anche Lucia (nome di fantasia, ndr), ci sono rimasto male”.
Le due donne, che vivono a Modena, hanno una relazione dal 1993 e si sono unite civilmente durante il procedimento della stepchild adoption. Paolo, unico figlio della coppia, è nato 12 anni fa grazie alla fecondazione eterologa eseguita in Spagna.
“La serenità familiare
Il giudice non ha potuto fare altro che constatare la “condizione di serenità famigliare, già emersa nella relazione dei servizi sociali” e confermata “in sede di udienza ove si è proceduto all’audizione delle due mamme, entrambe concordi nella volontà di dare un riconoscimento giuridico alla famiglia di fatto instauratasi”. “Anche il piccolo Paolo – si legge ancora nel provvedimento -, ascoltato in sede istruttoria si è mostrato un bambino sereno e perfettamente consapevole della propria condizione”.
“Felici per una nuova sentenza positiva”
Ad assistere la famiglia nel lungo iter per ottenere il riconoscimento della madre non biologica, è stato l’avvocato Michele Giarratano del team legale dell’associazione Famiglie Arcobaleno
“Siamo felicissimi che continuino ad esserci sentenze positive – commenta Marilea Grassadonia, presidente dell’associazione -. E davanti all’immobilismo della politica speriamo che questa onda positiva coinvolga sempre più tribunali di diverse città”.
“Le famiglie arcobaleno hanno una lunga storia”
“Fa riflettere che in questo caso si tratti di un ragazzo più grande del solito – continua -. E’ l’esempio lampante di come la realtà delle nostre famiglie vada molto indietro nel tempo e non è certo un fenomeno recente come si vorrebbe credere. Stiamo parlando di un bambino che ha dovuto aspettare 12 anni perché la sua famiglia venisse riconosciuta e ricordo che ce ne sono anche di più grandi che ancora aspettano”.
“Per i nostri figli è complicato”
“Spiegare ai nostri figli che lo Stato riconosce solo uno dei loro genitori è la cosa più difficile – conclude -. Un figlio non capisce perché una è ufficialmente la sua mamma e l’altra no. Glielo raccontiamo, naturalmente, ma non è affatto semplice spiegare qualcosa così lontano dalla realtà. Per questo cerchiamo di non fare pesare sui nostri figli tutto l’iter delle stepchild adoption, perché per loro è incomprensibile che per lo Stato abbiano solo un genitore. Nella loro vita reale ne hanno due e per loro, per noi, è la quotidianità”.
(immagine di copertina: The Next Family)