Nel corso del 2018 in Brasile si sono registrate 4,6 denunce al giorno di atti ostili nei confronti della comunità Lgbt. Lo rende noto il portale di notizie Uol, secondo cui in totale l’anno scorso ci sono state 1.685 segnalazioni, un lieve calo del 2,4% rispetto al 2017. Oggi, intanto, la Corte suprema (Stf) potrebbe riprendere l’analisi di due azioni che chiedono che l’omofobia diventi un reato penale a tutti gli effetti nel Paese sudamericano.
Le azioni sono state mosse da diverse organizzazioni, tra cui il Partito popolare socialista (Pps) e l’Associazione brasiliana di gay, lesbiche e transgender (Abglt). Secondo queste entità, poichè il Congresso non è riuscito a legiferare in materia, spetta al Stf decidere in merito. Inoltre, la discriminazione della comunità Lgbt – è la loro tesi – ha impedito agli appartenenti di esercitare liberamente i propri diritti.
Alcuni leader religiosi, tuttavia, affermano che se l’omofobia divenisse un crimine ciò potrebbe rappresentare una violazione della libertà di religione. Infatti ci sono confessioni che si dichiarano apertamente contro l’omosessualità. Una teoria, quella della presunta violazione della libertà di culto, che si è spesso avanzata contro le leggi che contrastano l’omotransfobia. Ma è accettabile che una confessione religiosa predichi l’odio verso un’intera comunità?
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