Due ufficiali della polizia sono stati arrestati ieri della polizia brasiliana per l’omicidio di Marielle Franco, attivista Lgbtqi e consigliera comunale di Rio de Janeiro uccisa il 14 marzo 2018.
Marielle che amava definirsi «nera, bisessuale e attivista politica, madre a 19 anni e femminista» era diventata in pochissimo tempo un simbolo per la comunità LGBT e una voce per i diritti umani.
Marielle Franco è stata uccisa con quattro colpi di pistola alla testa. Aveva appena partecipato a un incontro sui diritti delle donne nere e si trovava sul sedile posteriore di un’auto insieme alla sua addetta stampa. A un semaforo un’altra auto ha affiancato la sua e da lì sono stati sparati nove colpi che oltre a Franco hanno ucciso anche l’uomo che era alla guida.
Lessa è stato arrestato intorno alle 4 del mattino di martedì 11 marzo (le 8 in Italia) nello stesso condominio del quartiere di Barra de Tijuca, nella zona Sud di Rio, dove abitava Jair Bolsonaro prima di essere eletto presidente.
Secondo un comunicato della Procura di Rio l’uccisione di Marielle “è stata pianificata meticolosamente durante i tre mesi precedenti all’attentato” e risulta “incontestabile che Marielle è stata giustiziata in modo sommario a causa delle sue attività politiche“. Per questo il suo omicidio costituisce “un colpo contro lo Stato democratico di diritto”.
L’omicidio “è stato un tentativo per mettere a tacere tutti questi movimenti in crescita nel paese: quello delle donne nere, della popolazione LGBT. Vorrebbero che le donne di colore abbandonassero la loro causa e le persone LGBT si ritirassero”, a dichiararlo durante il Carnevale di Rio era stata Monica Benicio, compagna di Marielle.
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