Il tweet con cui Teodora comunica il flop del suo “120 battiti al minuto” sta scatenando non poche polemiche sui social network.
Quel “ve lo meritate Adinolfi” è apparso a moltissimi come un insulto, come se non essere andati (ancora?) a vedere il film, distribuito in poche sale in tutta Italia, giustificasse gli attacchi omofobi che le persone lgbt ricevono ogni giorno dal fronte che in Adinolfi vede uno dei suoi esponenti più chiassosi.
“Come dire a una donna che si merita lo stupro”
“È come dire agli ebrei vi meritate Hitler o a una donna che diserta un film sul femminismo che si merita gli stupratori. Ma scherziamo – scrive in un commento su Facebook il cantante Immanuel Casto -? Inoltre se non sono riusciti a promuovere un prodotto valido, di successo altrove, la cosa dice di più sul loro lavoro che sul pubblico”.
La vigilia del Coming Out Day
Tanto più che il tweet arriva alla vigilia del Coming Out Day in cui si celebra l’importanza di “uscire allo scoperto”, di dichiarare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. “Domani è il coming out day. Avete già pensato ad una frase pucciosa e patatinosa da postare su Facebook per convincere i ragazzi dell’importanza di fare coming out, anche superando la paura di ritorsioni omofobe – scrive Giorgio Galfo -? O gli direte che un po’ è da capire che se le meritino certe ritorsioni se non sono tutti pronti a correre al cinema o a un Pride o a un evento perché qualcuno si è fatto il mazzo per organizzarlo?”.
Il boicottaggio del film
In tanti sottolineano che quel tweet contraddice tutte le regole del marketing, oltre che della comunicazione sui social, e che si ritorcerà contro il film stesso, nonché contro Teodora. Molti i messaggi del tono: “Mi stavo organizzando per andarlo a vedere: dopo questo messaggio non andrò”. Oppure “Non andrò più a vedere un film di Teodora”. Altri avanzano l’ipotesi che ci sia stato un errore dell’azienda che ora punta il dito contro una intera comunità.
“Una provocazione”
Contattato al telefono da Gaypost.it, Cesare Petrillo, cofondatore di Teodora Film, ha dichiarato di non avere intenzione di scusarsi. “Era una provocazione per la quale non mi scuso – ha dichiarato Petrillo -. Era una citazione di Nanni Moretti quando dice ‘Ve lo meritate Alberto Sordi’. È ovvio che non auguro a nessuno di essere vittima di omofobia. Io sono gay, il mio socio è gay, l’addetto stampa è gay, il social media manager è gay. Abbiamo portato in Italia film a tematica lgbt di grande successo come Pride, Tomboy, XXY: di tutto ci si può accusare ma non di omofobia”. “Il paragone con la Shoah è una stupidaggine. Non è possibile che non si possa più fare una provocazione – ha continuato – altrimenti restiamo tutti a guardare Pippo Baudo e smettiamo di fare denunce forti”.
Le critiche sulla distribuzione
Alle critiche sulla scarsa distribuzione Petrillo risponde spiegando che in molte città, come Napoli, le sale non hanno voluto il film. “Ma non è questo il punto – prosegue -. A Milano siamo nella sala numero uno, l’Anteo, a Brescia siamo in un cinema storico, il Sociale, ma anche lì le cose non vanno bene”. Per Petrillo, la ragione del flop è il tema del film.
“Gli italiani vogliono vedere commedie e film leggeri – dice -. Tant’è che Pride che era un film più allegro è stato accolto con molto favore. Qui è stata percepita la drammaticità ed è lì che mi sarei aspettato il supporto della comunità. Quando ero in America 25 anni fa, la comunità gay faceva muro attorno a questi temi, proprio per dare forza. Mi sarebbe piaciuto che una cosa simile succedesse anche in Italia. Io non voglio diventare ricco con questo film. Dico solo che la comunità gay non c’è stata”.