Napoli ha detto no al “Bus della libertà”, l’autobus organizzato da una parte della galassia “no-gender” (Manif pour Tous, diventata intanto Generazione famiglia, e CitizenGo) e che sta toccando diverse città d’Italia in un tour senza troppo successo. Nei giorni scorsi, Rete Lenford – Avvocatura per i diritti Lgbti aveva lanciato un appello ai sindaci delle città in cui sono previste le tappe dell’autobus, ribattezzato “Bus della vergogna”.
L’associazione di avvocati chiedeva di verificare la regolarità dell’affissione dei manifesti, in particolare a Roma dove molte segnalazioni erano pervenute in merito. Manifesti in cui viene distorto il concetto di “violenza di genere” utilizzato con un’accezione omofobica e transfobica “poiché discrimina e stigmatizza le persone che non si conformano al binarismo di genere eteronormativo”, spiega Rete Lenford.
L’adesione di Napoli
Il primo, e al momento unico, comune ad accogliere l’appello dell’associazione è quello di Napoli.
Con una nota diffusa sul sito dell’amministrazione e firmata dalla delegata del sindaco alle Pari Opportunità, Simonetta Marino, si dice chiaramente che “l’amministrazione de Magistris non intende in alcun modo autorizzare o sostenere, qualsiasi tipo di comunicazione, campagna o manifestazione che ispiri e fomenti la transfobia, promuova congetture discriminatorie e veicoli messaggi lesivi dei diritti delle persone Trans”. Il comune parla di “messaggio discriminatorio, irresponsabile, fuorviante” perché nega perfino la stessa esistenza delle persone transessuali e intersessuali.
Le immagini del “Bus della libertà” a Roma, Brescia e Bologna
“L’espressione “violenza di genere” usata impropriamente”
Marino, inoltre, condanna l’uso che la campagna fa dell’espressione “violenza di genere” che definisce “improprio e strumentale”. “La legittima autodeterminazione della propria identità non può e non deve essere confusa con quello che è un terribile stigma della nostra società – continua la nota -. Giustificare astruse e inverosimili previsioni di anarchia sessuale, con un riferimento alla violenza realmente esercitata su un larghissimo numero di persone, discriminate in base al sesso e alla loro identità sessuale, è contrario a tutte le azioni messe in campo da codesta Amministrazione e dal disegno programmatico di una società più inclusiva, aperta, tollerante e coesa”.
“Un’aggressione alla dignità trans”
Esplicita, poi, l’adesione alla richiesta di Rete Lenford, in seguito alla quale “l’Amministrazione tutta intende ribadire con fermezza e convinzione il proprio dissenso verso una siffatta aggressione alla dignità e all’orgoglio della comunità Trans”.
“Noi vogliamo fermare l’incitamento all’odio gender e omo-transfobico e, nell’auspicio che questa pericolosa deriva d’intransigente fanatismo resti un fenomeno circoscritto e isolato – conclude la delegata alle Pari Opportunità -, siamo sicuri che le cittadine e i cittadini di Napoli non si lasceranno coinvolgere da infondati timori, recrudescenze fasciste e ottuso sciovinismo sessista”.