Il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli (eletto con il centrodestra) ha scelto da che parte stare: quella del fronte omofobo, rinunciando così al suo mandato di rappresentare tutta la città. Perché? Perché dopo avere patrocinato un’iniziativa organizzata da Gianfranco Amato, presidente di Giuristi per la vita e avversario storico dei diritti delle persone lgbt, oltre che tra i maggiori agitatori del fantasma del “gender”, ha fatto sapere che nella sua città non ci sarà mai un’iniziativa pro-gay. Alla notizia del patrocinio dell’iniziativa omofoba, infatti, si erano sollevate non poche polemiche e Arcigay Vrese aveva fatto sapere che avrebbe organizzato, proprio a Busto Arsizio, una delle attività collaterali in vista del Varese Pride della prossima estate. Ma il sindaco è stato chiaro: “Gay Pride? A Busto mai, finché sono sindaco io” ha dichiarato secondo quanto riporta la stampa locale.
“Sono disposto a discutere su tutto – ha spiegato Antonelli secondo quanto riferisce Laprovinciadivarese.it -, e personalmente non mi tiro indietro nemmeno quando si tratta di celebrare matrimoni tra gay, perché rispetto una legge dello Stato, ma di Gay Pride a Busto Arsizio non se ne parla, non lo permetterò mai, perché ritengo che sia soltanto una “carnevalata”, quindi potrebbero chiedere l’autorizzazione per farlo solo il giorno di Carnevale. E siccome quella giornata è dedicata principalmente ai bambini, non lo permetterei nemmeno a Carnevale. Questo finché sono i sindaco io, poi quando vinceranno loro le elezioni, faranno quello che riterranno più opportuno”.
Nessuno, però, ha mai parlato di Pride a Busto Arsizio quanto, invece, di attività collaterali al Pride che precedono proprio la parata finale che si terrà a Varese.
Immediata la risposta di Arcigay Varese. “Le affermazioni del primo cittadino di Busto Arsizio sono molto gravi – si legge in una nota diffusa dall’associazione -. Non per le solite frasi sulle carnevalate sulla quale siamo tristemente abituati ma nello specifico per la manifestata intenzione di non permettere lo svolgimento di un evento sul Varese Pride“.
“Il diritto alla riunione pacifica rientra tra i diritti fondamentali delle persone ed è garantito dalla Costituzione Italiana – continua la nota -. Non è mai stata nostra intenzione, tra l’altro, spostare il Varese Pride a Busto Arsizio, ma organizzare solo degli eventi collaterali che si terranno, oltre che a Busto Arsizio, anche nelle città di Saronno, Gallarate e Luino e che servono a stare vicini alla comunità locale che non ha punti di riferimento fuori dal capoluogo di provincia”.
“Il sindaco faccia il sindaco e non lo sceriffo – chiude la nota -. È comunque nostra intenzione proseguire e manifestare allegramente, com’è nel nostro stile, per la piena visibilità delle persone LGBTI*, anche a Busto Arsizio, con o senza il supporto dell’amministrazione locale“.