Un altro sì a due mamme. Questa volta arriva dalla Corte d’Appello di Cagliari che ha stabilito che una bambina o un bambino possono essere riconosciuti alla nascita da due mamme che hanno fatto ricordo alla procreazione medicalmente assistita all’estero. Nonostante la Corte costituzionale e la Cassazione.
Il primo sì dal Tribunale di Cagliari, poi l’impugnazione del Ministero
Il caso era stato seguito in primo grado da Rete Lenford. E già il Tribunale si era espresso favorevolmente. Poi il Ministero dell’Interno, già guidato da Lamorgese, aveva impugnato la sentenza.
La decisione d’Appello, quindi conferma che, nonostante le sentenze della Corte costituzionale, i giudici possono continuare a riconoscere le famiglie arcobaleno tutelando i bambini. E senza dovere per forza fare ricorso alla stepchild adoption.
Il rischio per la madre intenzionale e per il bambino
In appello, la madre intenzionale è stata assistita dall’avv. Daniela Latti, presidente del Comitato per le pari opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Cagliari. “Sono molto soddisfatta dell’esito di questo giudizio – dichiara Latti -: in caso di decisione diversa da parte della Corte, la mia assistita rischiava di non avere più la responsabilità genitoriale di suo figlio”. La coppia, infatti, si è separata. “Ringrazio Avvocatura per i Diritti LGBTI – Rete Lenford per la difesa a suo tempo impostata – aggiunge l’avvocata – e risultata vittoriosa in primo grado e perché, grazie ai numerosi webinar formativi organizzati da questa associazione anche nella rete dei Comitati per le pari opportunità, ho acquisito le competenze necessarie per poter affrontare questo giudizio, che si presentava particolarmente irto d’insidie”.
Rete Lenford: “Motivazione di rara efficacia”
“Si tratta di una decisione molto importante, pronunciata con una motivazione di rara efficacia e completezza – sottolinea il presidente di Rete Lenford, Vincenzo Miri -. Dopo la sentenza della Corte costituzionale i Giudici hanno riconosciuto che i diritti dei bambini e delle bambine arcobaleno non possono restare senza tutela, aspettando un Parlamento inerte”. “Come illustriamo in tante occasioni formative e processuali – conclude Miri -, l’ordinamento già ammette il riconoscimento alla nascita, ma è tempo che il legislatore intervenga, perché i diritti fondamentali non possono tollerare vuoti di tutela così gravi ed essere rimessi a lunghi percorsi giudiziari. Il monito della Corte costituzionale è stato chiaro: non mancheremo di fare la nostra parte”.
Proprio oggi un altro tribunale si è espresso in favore di una coppia di mamme. A Roma, il tribunale ha imposto alla sindaca Raggi di annotare il nome della seconda mamma sul certificato di nascita di una bambina.