Dopo l’approvazione al Senato, il disegno di legge sulle unioni civili è in questi giorni al vaglio della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e mancano solo alcune settimane al voto finale in Aula. Sono stati numerosi gli emendamenti presentati, sia dalla destra che dalla sinistra, ma la linea del PD la bocciatura di tutte le proposte di modifica, forte della sua maggioranza alla Camera, anche con sedute notturne. Se il disegno dovesse essere modificato anche in senso positivo, infatti, dovrebbe tornare al Senato e lì rimarrebbe sepolto. L’iter che porterà all’approvazione, dunque, sarà rapido ed indolore, una vera e propria formalità, poiché il Governo blinderà questo disegno di legge con il voto di fiducia, come già più volte annunciato. Ne parliamo con l’On. Micaela Campana, relatrice di questo disegno di legge alla Camera dei Deputati.
Il testo sulle Unioni Civili è arrivato alla Camera. A che punto è l’iter legislativo? Quali sono le scadenze in calendario?
Il testo è arrivato i primi di marzo e, per regolamento della Camera, è stato subito incardinato in Commissione Giustizia. Sono stati presentati 889 emendamenti, in particolare 550 della Lega Nord. Il PD ha detto dall’inizio che non avrebbe modificato il disegno di legge – perché per il PD il testo uscito dal Senato è un buon testo-, che non avrebbe voluto la staffetta di ritorno al Senato e che quindi avrebbe voluto consegnare immediatamente al Paese un disegno che sarebbe potuto diventare subito legge. Finora abbiamo respinto 523 emendamenti e nella prossima settimana utilizzeremo tutte le sedute possibili della commissione, anche notturne, per chiudere l’esame del provvedimento per poter arrivare in tempi brevi, tra la fine di aprile e gli inizi di maggio, alla discussione alla Camera. Se il testo non subirà modifiche, come il PD pensa, dati i numeri su cui possiamo contare alla Camera, il testo sarà subito legge.
Il Presidente Renzi ha prospettato la possibilità di arrivare all’approvazione del testo entro aprile: è una prospettiva realistica?
È una prospettiva realistica, perché l’esame del provvedimento in Commissione è già abbastanza avanzato. Stiamo respingendo tutti gli emendamenti, sia quelli migliorativi, sia quelli di segno opposto, che vogliono smontare il testo o, addirittura, bloccarlo completamente. Pensiamo che trent’anni per discutere un testo che finalmente riconosca dei diritti e dei doveri per queste coppie sia un tempo assolutamente sufficiente e, anzi, la politica è arrivata con un ritardo non giustificabile. La frontiera dei diritti civili nel nostro paese è la frontiera dei diritti umani. Sono convinta che dietro la discussione sulle unioni civili ci sia un tema profondo, che riguarda l’architrave culturale democratica del nostro paese e che riguarda la dignità delle persone come singole, ma anche come coppie. Sulla dignità delle persone non vogliamo retrocedere di un millimetro: i diritti sociali inseriti nel ddl sono diritti molto importanti, che riguardano il futuro non solo di una minoranza, ma l’idea di una comunità culturale, politica e sociale del nostro Paese.
Alcuni hanno avanzato dubbi di incostituzionalità su questo disegno di legge. Si potrebbe temere il passaggio della firma del Presidente della Repubblica?
Da un punto di vista tecnico questo testo è arrivato in aula dopo il primo vaglio della Commissione del Senato. È una legge che non equipara al matrimonio, ma un istituto giuridico separato, che si ancora negli articoli 2 e 3 della Costituzione e non all’articolo 29. Attualmente siamo in una fase incostituzionale, poiché l’Europa ci ha condannato e la nostra Corte Costituzionale ha dichiarato che esiste un vuoto normativo sul tema dei diritti e dei doveri delle coppie omosessuali. Queste coppie, come formazioni sociali, secondo la Corte, non possono essere discriminate né sul piano previdenziale né sul piano lavorativo né sul piano dell’accesso alla genitorialità. Spetta quindi al legislatore coprire questa lacuna normativa. In questo testo esistono dei diritti omogenei a quelli dei coniugi ed esistono diritti differenti, come per esempio tutto ciò che riguarda la filiazione. Esistono, poi, dei diritti innovativi: sul tema del cognome spero che la norma introdotta dal disegno di legge possa essere di esempio anche per il matrimonio.
Nuove leggi possono portare a cambiamenti della società e, viceversa. Si può affermare che questo disegno di legge è una risposta al cambiamento del concetto di famiglia?
Le famiglie nel nostro Paese sono cambiate molto nel corso degli ultimi trent’anni: esistono famiglie con un solo genitore, esistono ragazze madri, esistono genitori separati con figli a carico. Per questo il PD ha chiesto un’indagine conoscitiva che possa rimettere mano alla grande riforma sul tema delle adozioni. Quando si parla di minori bisogna sempre mettere al centro il superiore benessere del bambino, che non deve essere oggetto di diritto, ma soggetto di diritto. Quindi rispetto a questo noi stiamo mettendo già in cantiere una grande riforma delle adozioni, che riguarda proprio le modalità e i criteri di accesso alle adozioni. L’Istat ci consegna un dato: soltanto 7500 coppie omosessuali nel nostro paese. Ma in un Paese in un cui queste coppie non hanno i diritti, il dato non può che essere al ribasso. Con il riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali, il Paese farà un passo in avanti anche nel welfare: i paesi in cui questi diritti ci sono già, anche dal punto di vista del welfare, sono più solidi.
Dobbiamo aspettarci anche una proposta di legge per regolamentare la GPA?
Sulla gestazione per altri si è aperta una discussione molto profonda, che io rispetto. Non ero convinta e continuo a non essere convinta che l’alveo naturale della discussione fosse la discussione della legge sulle unioni civili. La maggioranza delle persone che accedono alla pratica della GPA, infatti, sono eterosessuali e non omosessuali. Poi in Italia manca una cultura di conoscenza di questa tecnica. In molti paesi, come in India, il corpo della donna viene davvero sfruttato e su questo servono leggi sempre più rigide, anche a livello europeo ed internazionale, per mettere fine a questo sfruttamento. Esistono, però, altri paesi, come gli Stati Uniti o il Canada, oltre ad alcuni paesi europei, dove la donna non è sottoposta a sfruttamento e ci sono delle regole ben precise. Nel nostro Paese la GPA è vietata e rimane pesantemente vietata, ma penso che sia arrivato il momento di discutere, almeno per conoscere il fenomeno. Dalla prossima settimana anche alla Camera ci sarà la discussione di una mozione per aprire una riflessione e migliorare la conoscenza su questo tema.
L’Italia è stata bacchettata dall’Europa per l’applicazione della legge 190 e sulla mancanza del reato di tortura; il tar della Lombardia, inoltre, ha condannato la regione a risarcire il padre di Eluana Englaro per “aver reso ancora più gravosa la condizione esistenziale dell’uomo”. Non crede ci sia un problema generale di rispetto dei diritti civili ed umani in Italia?
Sono orgogliosa che il mio partito in questa legislatura abbia aperto una fase di profonda riforma anche sui diritti. Abbiamo calendarizzato e incardinato alla Camera dei Deputati un testo sul fine vita, che è un testo che farà discutere, ma che riguarda un altro capitolo importante della vita e della morte delle persone ed entra nella sfera privata delle famiglie. Ho chiesto, attraverso un’interrogazione al Ministero della Salute, di continuare l’opera di monitoraggio sul tema dell’interruzione volontaria della gravidanza: esistono ancora troppe realtà regionali dove l’obiezione di coscienza di molti medici – assolutamente legittima- supera il livello minimo di garanzia del diritto della donna. Un diritto per cui la generazione dei miei genitori si è battuta negli anni ’70 e che va difeso e va monitorata l’effettiva possibilità delle persone di usufruirne in tutte le regioni italiane.