(Nota: a differenza dell’inglese, lingua in cui la notizia è stata scritta per la prima volta, l’italiano non contempla il neutro. Inoltre, usare il plurale riferendosi ad un individuo singolo rischia di rendere il testo incomprensibile. Per queste ragioni, nel riportare la notizia qui di seguito, abbiamo optato per l’uso del maschile in senso neutro, senza che questo possa essere interpretato come un’imposizione di genere nei confronti delle persone protagoniste dei fatti)
Non vuole che il certificato del figlio appena nato riporti il genere determinato dai suoi genitali. Così Kori Doty, trans che non si riconosce né nel genere femminile né in quello maschile e usa per sé e per il piccolo il pronome “loro”, ha ingaggiato una vera e propria battaglia legale con l’anagrafe della città della British Columbia (Canada) in cui vive.
A riportare la notizia è The Independent.
La battaglia con gli uffici dell’anagrafe
Il piccolo si chiama Searyl Atli, nome scelto per permettergli, quando sarà in grado di decidere per sé con quale dei due generi vuole identificarsi. Il problema, al momento, è tutto burocratico: per essere registrati all’anagrafe della British Columbia, infatti, bisogna indicare uno dei due generi.
Una scelta che Doty non vuole fare. “Sto crescendo Searyl in modo che finché non avranno il senso di sé e una padronanza del vocabolario sufficiente da dirmi chi sono, io non farò altro che dargli tutto l’amore e il sostegno perché sia a persona più completa possibile”.
“Voglio che il mio bambino abbia tutto lo spazio per essere la persona più completa possibile”, ha continuato.
L’unica concessione che il locale ufficio dell’anagrafe ha accordato, sebbene si rifiuti di rilasciare un certificato senza genere, è stata la tessera sanitaria con la lettera “U” ( “undetermined” o “unassigned”, indeterminato o non assegnato) nella cesella destinata al genere.
Bastano i genitali per assegnare il genere?
Secondo Doty, la visita medica al momento della nascita non è sufficiente a stabilire il genere reale della persona appena nata che potrebbe essere intersessuale o crescere identificandosi in un genere diverso da quello assegnato dai dati biologici.
“Quando sono nato, i medici hanno guardato i miei genitali ed hanno dato per scontato chi fossi – ha raccontato alla CBC -. Quest’assegnazione mi ha perseguitato e ha perseguitato la mia identificazione per tutta la vita”. “Ma era scorretta – ha continuato Doty – ed ho dovuto fare moltissime modifiche da allora”.
Non è un caso isolato
Barbara Findlay, avvocata che assiste Doty, ha ricordato che altre regioni del Canada, come l’Ontario e Alberta, stanno rinnovando le loro regole per trovare il modo di introdurre una terza opzione, rispetto al maschile e al femminile. In British Columbia, invece, questo non sta ancora accadendo, ma Doty a un gruppo di altre persone hanno portato il caso davanti al Tribunale dei Diritti Umani della Brtish Columbia chiedendo ci cambiare i propri certificati di nascita inserendo un genere non binario.
La politica inglese
The Independent ricorda che su sollecitazione di alcuni attivisti, il governo del Regno Unito ha deciso di rivedere le regole su come viene registrato il genere sui documenti.
Un portavoce del governo, lo scorso aprile, ha dichiarato che “il Regno Unito ha già leggi molto forti per tutelare le persone trans e siamo impegnati a prevedere nuovi positivi cambiamenti”. “Per questo – ha spiegato – ci siamo impegnati a rivedere il Gender Recognition Act, per cercare dei modi per rendere più lineare e per de-medicalizzare il processo di cambiamento legale del genere di una persona, oltre che revisionare gli indicatori del genere sui documenti ufficiali”.