Acque agitatissime, a Torino, dove secondo alcuni sarebbe addirittura a rischio l’edizione del 2017 del Torino Gay and Lesbian Film Festival. Quello che è certo è che alla sua trentaduesima edizione il TGLFF non ci arriverà guidato da Giovanni Minerba, anima del festival da sempre, ideatore della rassegna insieme al suo compagno Ottavio Mai.
“Il mio festival non sarà più il mio festival” dice amareggiato Minerba a Gaypost.it. Quello che è successo è che il contratto di direttore del festival, scaduto a giugno, a Minerba non è più stato rinnovato perché, a quanto pare, si vuole un cambio di rotta, un rinnovamento del TGLFF.
Dopo 31 anni, cambia tutto
In realtà, di un cambio al vertice del festival si parla ormai da molto tempo, per ammissione dello stesso Minerba.
“Questa cosa è in aria da prima della scorsa edizione del festival (quella di aprile del 2016, ndr), ad ottobre del 2015 – spiega Minerba a Gaypost.it -. Per un anno o due avrei dovuto fare da co-direttore, una sorta di accompagnamento a chi sarebbe subentrato a me. Poi quest’ipotesi è tramontata ed abbiamo preparato il festival come sempre”.
“Ad ottobre di quest’anno, l’ipotesi è rispuntata – continua – e io mi sono detto disponibile a parlarne. Quindici giorni fa è arrivata la proposta di un contratto che io non ho ritenuto accettabile”. Perché non era accettabile? “In sostanza io avrei dovuto occuparmi della parte di archivio del festival e mi si chiedeva un’esclusiva – spiega -, ma non come direttore. Ci può anche stare che ad un certo punto decidano che io debba andare in pensione, ma si suppone che io sia d’accordo. E non sono ancora in età da pensione. Non posso accettare un contratto in cui mi si chiede anche l’esclusiva senza essere il direttore. Devo rispettare la mia dignità”.
La risposta dell’assessore Giusta
Parole amare, quelle di Minerba, a cui Torino deve un festival che negli anni si è affermato come uno dei più prestigiosi, nel settore. Adesso la questione è in mano agli avvocati: da una parte quello dell’ormai ex direttore del TGLFF, dall’altra quello del Museo del Cinema di Torino, il cui consiglio di gestione nomina il presidente e che gestisce la parte amministrativa del festival. I legali stanno discutendo i termini del prossimo contratto di Minerba che, comunque, resterà al TGLFF.
“Fino a ieri sera c’era l’accordo – commenta a Gaypost.it l’assessore Marco Giusta che insieme all’assessora Leon si sta occupando direttamente della vicenda -. Si era deciso per Minerba un compito di archivistica, sì, ma accompagnato da uno di presidenza che, insieme al suo successore, avrebbe stabilito le linee guida di ogni festival. Insomma, un ruolo che ne valorizzasse il contributo e l’esperienza”.
“Sono amareggiato dalle sue parole – continua Giusta – perché sono più di sei mesi che ci incontriamo costantemente ed era chiaro un cambio di direzione. Un cambio, però, all’interno di un percorso che valorizzasse l’esperienza di Minerba. Si è parlato di un ruolo costruito proprio sulla sua figura, non solo onorario, ma anche pratico e retribuito”. “Dirò di più – conclude -: siamo stati noi, sei mesi fa, a bloccare una cordata di soggetti che aveva intenzione di escludere del tutto Minerba dal festival”.
L’opposizione incalza: “50 mila euro buttati”
La vicenda di Giovanni Minerba e del TGLFF, però, si inserisce in un quadro più ampio, che è quello del Museo del Cinema di Torino, rimasto senza direzione. O meglio, con una direzione pro tempore solo per l’ordinaria amministrazione.
Perché, va precisato, il Comune di Torino, insieme alla Regione e alla Città Metropolitana, è socio fondatore del Museo del Cinema il cui direttore Barbera è decaduto ormai da mesi. “Per sostituirlo spiega a Gaypost.it Chiara Foglietta, consigliera di opposizione del Pd – è stato chiesto ad una società esterna di indire un bando costato 50 mila euro, ora persi”.
Persi perché nonostante il bando e nonostante i candidati fossero stati trovati, non si è fatto in tempo a scegliere il successore di Barbera che ha declinato l’invito a prorogare il suo incarico fino a dicembre 2017 dopo averlo già prorogato una volta, fino allo scorso dicembre.
“Quello che noi sappiamo è quello che si legge sui giornali – spiega Foglietta -. Voci di corridoio sostengono che fosse pronto alla firma del contratto Alberto Bianchi, che però ha rinunciato perché ritenuto troppo vicino al PD e quindi poco gradito all’amministrazione Appendino”. Il risultato è che il Museo non ha un direttore definitivo e non ce l’ha neanche il TGLFF.
“A Minerba non è stato rinnovato il contratto – continua Foglietta -, Appendino ha twittato che il festival si farà, ma di fatto nessuno ne parla. Io ho fatto richiesta di accesso agli atti. Ma guarda caso, mi sono arrivati due giorni dopo l’ultimo consiglio comunale. Inutilmente.”. E se, da prassi, il mese in cui la rassegna si è sempre svolta è aprile, appare difficile che, a questo punto, che la tradizione venga rispettata.
La reazione del Museo Nazionale del cinema
Durissima la reazione del Museo del Cinema alle dichiarazioni di Minerba. In una nota diffusa poco fa, il museo “prende atto delle dichiarazioni di Giovanni Minerba, che arrivano alla conclusione di un lungo percorso condiviso con lui e con gli assessori Francesca Leon, Antonella Parigi e Marco Giusta”. Un percorso, spiega il museo che “prevedeva la presidenza con il compito di definire le linee giuda con il direttore artistico di anno in anno”.
“Alla luce di questi nuovi sviluppi – conclude la nota -, il museo nei prossimi giorni valuterà la definizione del rapporto”.