Marco, musicista di quarantun anni, e Giorgio, trentanni, avevano trovato la casa perfetta per le loro esigenze, a Camalavicina, frazione di Castelnuovo del Garda, Verona. Perfetta per loro, invece imperfetti per il proprietario di casa che ha rifiutato loro l’affitto perché «non sono una coppia tradizionale».
Marco e Giorgio dividono la vita e la casa dal 2011. Stanno insieme dal 2011: un incontro che è diventato subito una relazione stabile. Con due gatti e progetti da realizzare insieme.
Ancora omofobia
Marco e Giorgio, che hanno raccontato la loro storia all’HuffPost, sono solo gli ultimi che si sono visti rifiutare un contratto d’affitto in quanto omosessuali. Lo scorso anno sulle pagine di Gaypost.it erano già stati denunciati due casi: uno a Pisa, nell’aprile del 2017, e uno a Milano, nel febbraio dello stesso anno. Ma di storie come la loro ne emergono ogni giorno.
La storia
Che i problemi ci sarebbero potuti essere Marco e Giorgio ne avevano avuto sentore dalle parole dell’agente immobiliare, che senza che la coppia avesse detto nulla aveva sottolineato una «rigidità dei proprietari», che pare lavorino in una scuola di Verona.
«Non ci facemmo caso», racconta la coppia, »non avremmo neanche lontamente immaginato che arrivasse un epilogo come quello che c’è stato». Sembrava cosa fatta, la documentazione presentata e la proposta economica avanzata, con il deposito cauzionale. Eppure il giorno in cui avrebbero dovuto chiudere ufficialmente, dopo un paio di rinvii, arriva la telefonata dell’agenzia.
«Ci hanno telefonato per comunicarci che non ci avrebbero affittato l’appartamento perché i proprietari non volevano, visto che non siamo una coppia tradizionale», raccontano, «Dopo un primo momento di stupore, abbiamo realizzato. E ci siamo rimasti malissimo».
Saputo del diniego la coppia ha inviato una email all’agenzia per sottolineare quanto fosse umiliante il riferimento al fatto che non fossero «la classica famiglia con una mamma e dei figli».
Una risposta imbarazzante
Oltre al danno, la beffa. L’incontro con l’agente immobiliare dell’indomani si è rivelato essere ai limiti dell’assurdo. La giustificazione con la quale l’agente ha difeso la posizione del proprietario è stata l’assenza di un contratto a tempo determinato.
Giorgio è dipendente di una cooperativa, Marco è una partita Iva: «Paghiamo le tasse, siamo persone oneste e comunque prima di quel momento alla nostra situazione lavorativa non era stato fatto cenno. Se ci avessero detto “siete due poveracci” ci avrebbe fatto meno male. E poi ci è dispiaciuto che i proprietari non abbiamo sentito neanche l’esigenza di conoscerci di persona».
La solidarietà
Attestati di vicinanza sono arrivati anche dai social. «In tanti ci hanno fatto notare che purtroppo in Veneto questa mentalità chiusa, omofoba, è piuttosto radicata», racconta la coppia, «E questo vuol dire che la strada per l’eguaglianza è ancora lunga. Episodi come quello che, nostro malgrado, ci siamo trovati a vivere io e Giorgio lo dimostrano. Non hanno minato la nostra identità. Noi siamo e contuiamo a sentirci come gli tutti gli altri».
Il lieto fine
Dal loro profilo Facebook Marco e Giorgio fanno sapere che alla fine, un appartamento lo hanno trovato. Sorridenti e col pollice alzato in segno di vittoria: «Una casa ben più grande di quella vista precedentemente, siamo in mezzo alla natura, i proprietari disponibilissimi e sorridenti».