“Non sono emersi elementi utili per l’identificazione dei responsabili o comunque per la prosecuzione delle indagini preliminari”. Così il giudice di pace di Catania ha disposto l’archiviazione della denuncia sporta da Agnese Vittoria Vitale. Il 28 dicembre del 2017, la giovane donna trans catanese aveva denunciato un’aggressione verbale e uno schiaffo avvenuti in un bar del capoluogo etneo.
In realtà, la decisione del giudice è dello scorso Aprile, ma ad Agnese Vittoria è stata consegnata solo qualche giorno fa. “Perché, nonostante le mie molteplici richieste, fino a luglio scorso, la Procura non mi ha dato notizie – si chiede Agnese -? Da quello che so, i carabinieri hanno riferito alla Procura che non esiste un sistema di videosorveglianza nel locale dove tutto è avvenuto”. “Invece alla Rinascente di Catania (scena dell’aggressione, ndr) ci sono le telecamere ben visibili a tutti sia all’entrata di via Etnea sia all’uscita di via Sant’Euplio – insiste la ragazza -. Io penso quindi che in qualche modo si poteva benissimo risalire all’identificazione dei signori che mi hanno aggredita”.
“Ancora oggi in Italia non esiste nessuna cultura sociale ed istituzionale in grado di contrastare al meglio la violenza omotransfobica – continua la ragazza – e si legittima il pregiudizio, mantenendo il sistema eteropatriarcale”. “Tutti i giorni ci sono casi di discriminazione omofobica e transfobica forse peggiori di quella subìta da me e non vengono raccontati – conclude Agnese – probabilmente perché da parte dello Stato e della giustizia spesso non c’è nessuna tutela e molti ragazzi e ragazze preferiscono restare in silenzio. Ma il silenzio non è la soluzione per combattere l’omofobia e la transfobia: bisogna ricordare, resistere, raccontare e fare una seria rivoluzione culturale in questo Paese, prima ancora di una legge se vogliamo veramente condannare l’indifferenza e l’odio”.
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