A rivolgere un appello direttamente a Putin è stata Angela Merkel. La cancelliera tedesca, incontrando il presidente russo a Sochi, ha chiesto di esercitare tutte le pressioni del caso sulle autorità cecene perché “facciano garantire i diritti degli omosessuali”.
L’inchiesta di Novaya Gazeta
Il riferimento è chiaramente alle notizie diffuse dall’inchiesta del quotidiano indipendente russo Novaya Gazeta che dallo scorso 2 aprile sta diffondendo notizie di una vera e propria persecuzione ai danni degli uomini ritenuto omosessuali. Secondo le testimonianze e le prove raccolte dai giornalisti, sarebbero almeno sei le prigioni in cui vengono detenuti i gay (o presunti tali), torturati, tenuti senza cibo e costretti a rivelare nomi di altri uomini da arrestare.
Le vittime
La giornalista che, insieme ad altri colleghi, sta seguendo l’inchiesta, Elena Milashina, ha rivelato che i morti potrebbero essere più di 50.
Chi riesce a farsi liberare (spesso dietro vere e proprie tangenti pagate dalla famiglia) non è in salvo. In Cecenia vige, infatti, il delitto d’onore che permette di non essere condannati se si uccide un familiare che ha disonorato la famiglia. L’omosessualità, appunto, è considerata un disonore.
La fatwa contro i giornalisti
Contro Novaya Gazeta, però, è stata lanciata una vera e propria fatwa. In 15.000 si sono riuniti nella più grande moschea di Groznij sotto la guida dei capi delle principali confraternite islamiche cecene. In quell’occasione, l’intera redazione del quotidiano è stata accusata di avere infangato l’onore della nazione e della religione, cosa per cui sarebbe stata punita. La stessa Elena Milashina è stata costretta a lasciare mosca e a rifugiarsi in una località segreta per motivi di sicurezza. Già in passato, giornalisti di Novaya Gazeta hanno subito ritorsioni per il loro lavoro. Il caso più eclatante è quello di Anna Politovskaja, uccisa nell’ascensore di casa sua da un sicario il cui mandante non è mai stato scoperto.