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Gay perseguitati in Cecenia: un anno dopo ancora nessuna verità

Il 7 aprile di un anno fa il mondo scopriva, con una certa reticenza, l’orrore delle persecuzioni contro i gay in Cecenia. Uomini arrestati e detenuti in prigioni speciali solo perché omosessuali. Torturati, alcuni uccisi, altri profughi fuori dal loro Paese, sulle loro storie il governo russo non ha mai fatto chiarezza.

Gli appelli a vuoto

Nonostante la mobilitazione internazionale e gli appelli di alcuni capi di Stato, Putin non ha mai avviato un’indagine affidabile sulla violazione dei diritti umani che si stava perpetrando in uno dei paesi della Federazione Russa. Anzi, la giornalista di Novaya Gazeta che per prima aveva parlato delle persecuzioni, Helena Milashina, fu minacciata e costretta a rifugiarsi in una località segreta. E grazie al supporto logistico ed economico di Russian LGBT Network e di All Out anche alcuni omosessuali hanno potuto trovare rifugio all’estero.

L’appuntamento di domani

Ad un anno di distanza, nessuna verità ufficiale è stata raggiunta su quei fatti. Per questo, l’associazione All Out ha organizzato per domani una mobilitazione, Global Speak Out for Chechnya, in contemporanea in tutto il mondo. Per chiedere la verità e per rendere omaggio alle vittime di quelle persecuzioni.
In Italia, l’appuntamento è a Roma, alle 17.00, davanti all’Ambasciata Russa (in via Gaeta) ed è organizzato insieme a al circolo Mario Mieli e all’Associazione Radicale Certi Diritti. “Manifesteremo davanti alla diplomazia russa – spiega Leonardo Monaco, segretario di Certi Diritti – e, idealmente, davanti a tutte le istituzioni e i leader mondiali per chiedere verità e giustizia per l’ennesima violazione dei diritti umani del popolo ceceno che ancora pochi sembrano voler vedere”.

Alcune immagini delle torture inflitte agli uomini gay arrestati

“Vestitevi di rosso”

Gli attivisti chiedono a chi parteciperà di vestirsi di rosso “in modo da sottolineare che le manifestazioni organizzate in tutto il mondo sono collegate”.
“Invitiamo le persone a chiedere, in modo pacifico e positivo, ai leader mondiali -scrivono ancora- di fare pressione sulle autorità russe per avviare un’indagine e mettere fine alla repressione anti-gay”.

“Non resteremo in silenzio”

“Le manifestazioni internazionali per la Cecenia vogliono onorare coloro che sono morti a causa delle persecuzioni, esprimere solidarietà ai sopravvissuti e chiarire alle autorità russe che il mondo non dimentica – dice Yuri Guaiana, Senior Campaigns Manager ad All Out -. Vogliamo mandare un chiaro messaggio che non rimarremo in silenzio finché un’inchiesta imparziale sugli abusi perpetrati in Cecenia non sarà conclusa e i responsabili assicurati alla giustizia”.
Un modo, quello della manifestazione di domani, per essere “accanto alla comunità lgbt+ russa – spiega Sebastiano Secci, presidente del Mieli -. Riteniamo, infatti, sia nostro dovere continuare a denunciare alla comunità internazionale questa inaccettabile situazione, ribadendo la necessità che anche il nostro Paese si muova diplomaticamente per la richiesta di informazioni alle autorità russe”.

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