Nuovi dettagli emergono dal seguito dell’inchiesta di Novaya Gazeta su quanto sta accadendo in Cecenia contro gli uomini gay. Secondo il quotidiano indipendente russo, i centri in cui i gay vengono detenuti e torturati sarebbero in totale sei. I giornalisti, contro cui è stata lanciata una vera e propria fatwa, hanno infatti trovato prove dell’esistenza di altri quattro centri, oltre ai due noti finora di Argun e Tsotsi-Yurt.
Secondo quanto riferiscono da Novaya Gazeta, inoltre, ci sono testimonianze di uomini rilasciati dalle prigioni solo dopo che le loro famiglie hanno pagato delle tangenti alla polizia.
Detenuti molti più di 100 uomini
Secondo queste ultime rivelazioni, è lecito pensare che i cento uomini di cui si era parlato all’inizio siano in realtà molti di più. Le testimonianze raccolte dagli attivisti di Russian LGBT Network, infatti, riferiscono di celle in cui vengono detenuti dai trenta ai quaranta uomini insieme. Difficile dare cifre precise, ma se le prigioni note sono sei, cento arrestati è una stima che appare molto al ribasso.
Le minacce ai giornalisti
Nei giorni scorsi, i giornalisti di Novaya Gazeta avevano denunciato una campagna di odio e violenza scatenata contro di loro, identificati come “nemici della nostra fede e della nostra nazione”. La situazione è talmente pericolosa che, nonostante il quotidiano abbia deciso di andare avanti con l’inchiesta, alcuni redattori hanno deciso di lasciare Mosca per rifugiarsi in località segrete. Tra loro, anche Elena Milashina, tra i più impegnati nel lavoro sui campi di detenzione ceceni.
La purga voluta da Kadyrov
Inoltre, è di qualche giorno fa la notizia, confermata dal ministero degli Esteri inglese, secondo cui il leader ceceno Kadyrov avrebbe dichiarato ad una TV locale di volere eliminare tutti i gay prima dell’inizio del Ramadan, previsto per il prossimo 26 maggio. Dal canto loro, le autorità federali russe hanno dichiarato che le accuse sono del tutto infondate e di non avere trovato prove di persecuzioni ai danni di uomini omosessuali in Cecenia.