Continua a far discutere l’intervento di Checco Zalone, ieri al Festival di Sanremo. L’opinione pubblica, verrebbe da dire, è divisa in due schiere: chi ne elogia il portato politico e chi, invece, vi vede dietro solo tristi stereotipi dal sapore omo-transfobico. Pensiamo che quelle parole siano molto controproducenti perché non prendono di mira l’odio contro le persone Lgbt+, ma ne usano gli stereotipi per ridere di una comunità, non certo per irridere certi discorsi. Amadeus, noto attivista ed esperto di discriminazioni, non ha dubbi in merito: «Mentre non sapevo cosa avrebbe detto Fiorello, con Checco abbiamo provato, ho letto il suo intervento e l’ho condiviso per intero. Era contro l’omofobia, poi se qualcuno l’ha interpretato diversamente è libero di farlo». E lo ringraziamo per la gentile concessione. Ma cosa hanno da dire militanti ed esponenti della comunità transgender?
Monica Romano, Pd: “Uno scempio”
Tra le prime a reagire al siparietto del comico pugliese, c’è Monica Romano, consigliera comunale a Milano e attivista transgender. Pochissime parole – e diversi commenti sparsi qua e là per i social – che non lasciano molti dubbi: «Amic*, prepariamo i comunicati stampa contro questo scempio». La parola chiave è scempio. E dopo un po’, sempre tra i commenti, Romano si definisce «turbata e disgustata». Parole molto forti che lasciano emergere il malessere di chi combatte da sempre contro violenze e stereotipi ed è costretta a vederseli spiattellati in prima serata, accompagnati da cori di risate. Amadeus in primis.
Cristina Leo: “Sulle nostre vite, l’ultima parola deve essere la nostra”
Non è l’unica, Monica Romano, a esternare la sua contrarietà. Cristina Leo scrive sul suo profilo Facebook: «Secondo i canoni di Luca Medici, in arte “Checco Zalone” potrei non essere una donna trans. In effetti, non sono nata in Brasile, non ho rischiato di essere uccisa un giorno si e l’altro pure, non ho dovuto lasciare il mio Paese, e non ho sofferto la fame. Non abbiamo bisogno di favole, e di principi azzurri che hanno distrutto la vita già a molte donne». E a chi consiglia di farsi una risata sembra rispondere così: «Mi dispiace, ma sulla nostre vite, l’ultima parola dovrebbe essere la nostra. Non abbiamo bisogno né di pinkwashing, né di deadnaming, né di mansplaining».
Milo Serraglia: “Episodio transfobico a scuola” dopo lo sketch di ieri
Un altro attivista transgender, Milo Serraglia, denuncia sui social: «Alle 9.30 ricevuta segnalazione episodio transfobico a scuola contro una ragazzina trans accolta da “sciau belu hai visti sanremu ieri” è scappata da scuola ma per fortuna sta bene. Se avesse ceduto alla disperazione avrebbero detto che era colpa sua che è troppo debole». Se la notizia dovesse essere confermata, sarebbe la prova provata che – al netto delle intenzioni del comico – il risultato di quello sketch non è certo in direzione della lotta alla transfobia. Ed Ethan Bonali, in un commento a caldo, ricorda: «La differenza tra chi ride e chi non ride è solo il privilegio».
Leonardo Cristalli, Gruppo Trans: “Checco, hai toppato in pieno”
Christian Leonardo Cristalli, presidente del Gruppo Trans di Bologna, ricorda ancora che «incentrare il suo monologo sul cliché della donna trans prostituta di strada che viene dal Sud America non è scardinare i luoghi comuni ma riproporre puntualmente gli stessi immaginari che da anni cerchiamo di allargare. Nel 2022 che noia, lo posso dire? Quanta banalità che non fa ridere. Esiste una comunità che lotta per ampliare le narrazioni e autorappresentarsi, per emanciparsi su ogni fronte a 360 gradi e smettere di esistere solo al margine della società, al margine di un marciapiede. Caro Checco hai toppato in pieno».
Vladimir Luxuria: “Uno sketch che più che far ridere, deride”
Interviene nella querelle anche Vladimir Luxuria, che su Open pone il focus sull’accenno alla prostituzione: «Sarebbe un po’ come se, poiché esistono delle donne che si prostituiscono, tutte le volte che si parla di donne si deve parlare di prostitute. La prostituzione non è un reato, ovviamente, e non c’è alcun moralismo sulla prostituzione ma è un corto circuito che viene fatto troppo spesso. È come se Zalone avesse voluto fare lui, stavolta, l’ipocrita: da una parte condannare il falso perbenismo di quelli che ci condannano, dall’altro però far ridere il popolino su tutti quegli stereotipi che ci vogliono ad esempio col 48 di piedi. Vorrei dire a Checco che sono alta 1.78 e porto il 41 di piedi. Non ho neanche il pomo d’Adamo. Non sono per la censura ma rivendico il diritto alla critica di sketch che più che far ridere deridono».
Alessia Crocini, Famiglie Arcobaleno: “Amadeus, italiano medio”
Non c’è solo il mondo dell’attivismo transgender a considerare problematico – a voler essere gentili – l’intervento del comico al Festival. Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, scrive sempre su Facebook: «Obiettivo dichiarato: Checco Zalone mentre fa battute transfobiche e razziste prende in realtà in giro l’ipocrisia delle persone transfobiche e razziste. Risultato: le persone trans, la comunità LGBTQ+ e le persone alleate si sentono offese e prese in giro dalle più trite battute e dai più pervicaci stereotipi». E sottolinea: «Ci portiamo a casa l’equivalente donna trans=brasiliana=sex worker con clienti etero che tornano a casa dalle mogli. Mentre le donne trans del paese sono mille altre cose e abitano mille altri mondi. Amadeus è l’italiano medio che ancora ride di un uomo che si mette a 90 ma noi non siamo più negli anni ‘80 da un pezzo».
Graziella Priulla: “Giullari benvisti a corte”
Dal mondo del femminismo, ancora, Graziella Priulla ricorda il valore della satira e la differenza con la comicità, anche becera: «C’è risata e risata. Al liceo avevo imparato che la satira è fatta per mostrare che il re è nudo, per sbeffeggiare i potenti, per mostrare l’inconsistenza dei pregiudizi. Insomma, per dare fastidio. Altro è la mera comicità, che invece convive benissimo con le discriminazioni e deridendo chi non è omologato finisce per rafforzare gli stereotipi e i luoghi comuni. I giullari sono benvisti a corte».
In difesa di Checco Zalone, dentro la comunità Lgbt+
Certo, non mancano difese anche dentro la comunità Lgbt+ da parte di chi, invece, è più in linea con le parole di Amadeus. Sebbene propendiamo per dar ragione a chi vede in quello sketch qualcosa di molto lontano da un momento di lotta agli stereotipi – che non vengono destrutturati, ma solo cavalcati – diamo per buona la buona fede di chi ne fa una lettura opposta. Sebbene, come abbiamo già detto, se raccogli il plauso di Mario Adinolfi e i complimenti di Matteo Salvini, forse un problema c’è. E non è – per quanto ci riguarda – solo un problema di comunicazione e di riuscita del pezzo.