Uomini che fanno sesso con altri uomini (in gergo si chiamano ‘Msm – Men who have sex with men) assumendo droghe per perdere i freni inibitori e migliorare le proprie performance, in occasione di feste private in casa che durano più giorni. Si chiama Chemsex e per la prima volta l’Italia ha avviato una ricerca a riguardo.
Individuato per la prima volta a Londra nel 2012, il ‘Chemsex’ si è diffuso rapidamente nelle grandi città metropolitane (i dati dicono che, a livello internazionale, tra il 3% e il 30% degli Msm ha avuto almeno un’esperienza di questo tipo), mentre in Italia il fenomeno è più recente ma soprattutto più sommerso. A parlarne sono stati i media nazionali in occasione di alcuni controversi casi di cronaca nera, finiti tra morti violente o suicidi ancora da ricostruire. Intanto, proprio per conoscere meglio il ‘Chemsex’ italiano, l’Università Sapienza di Roma, insieme ad Arcigay, Cnca-Coordinamento nazionale comunità di accoglienza e Cica-Coordinamento italiano Case Alloggio Hiv/Aids, da aprile scorso ha avviato una ricerca per cercare di capire quanto il fenomeno sia presente nel nostro Paese e che caratteristiche abbia.
I primi risultati saranno pubblicati entro fine anno, mentre fino ad oggi, fanno sapere dall’ateneo, sono stati raggiunti 600 Msm (ma non tutti utilizzatori di droghe) e intervistate in forma anonima (“Anche se a fatica, poiché l’argomento tocca due tabù, da una parte la sessualità e dall’altra l’utilizzo di sostanze illecite”) una ventina di persone da tutta Italia.
Per saperne di più l’agenzia Dire ha intervistato il sessuologo Filippo Maria Nimbi, ricercatore presso il Dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Sapienza, che sta seguendo la ricerca e reclutando gli Msm italiani. “Quello che sta emergendo dalle prime interviste- fa sapere- è che in Italia il fenomeno del ‘Chemsex’ presenta caratteristiche un po’ diverse dal punto di vista del consumo di droghe rispetto al resto d’Europa; per esempio qui è molto meno presente la pratica dello ‘slamming’ (iniezione intravenosa di sostanze), che invece e’ diffusa all’estero, mentre si usano sostanze che si fumano o sniffano”.
Ma differenze esistono persino tra Roma e Milano, le due città italiane dove il ‘Chemsex’ si pratica maggiormente. “A Milano il contesto è più simile a quello del Nord Europa- spiega Nimbi- e durante i ‘festini’ si fa uso principalmente di metanfetamine, Ghb (la cosiddetta ‘droga dello stupro’) o Crystal Meth, mentre a Roma c’è un’alta percentuale di persone che fuma la cocaina o il crack, chiamata ‘basata’. Chiaramente questo dipende dai diversi circuiti e traffici di sostanze. A Milano le droghe arrivano più dal Nord-est Europa, mentre a Roma piu’ dai Paesi mediterranei”.
Gli MSM si conoscono principalmente in rete, su specifici siti di incontri sessuali (da Tinder a Grindr), per poi darsi appuntamento in case private. E sono molti gli italiani che si spostano all’estero per trascorrere un lungo week end all’insegna di sesso e droga, tra Londra, Berlino e Barcellona. Tendenzialmente il ‘Chemsex’ riguarda soprattutto uomini gay o bisessuali. Ma secondo i conoscitori del fenomeno a partecipare a questo tipo di feste sono anche persone che si identificano come eterosessuali. “All’inizio la fascia d’età di questi uomini si attestava intorno ai 40 anni- fa sapere il sessuologo e ricercatore Nimbi- ma nell’ambito della nostra ricerca ho intervistato ragazzi che mi hanno raccontato di aver iniziato a prendere parte ai ‘Chemsex’ quando erano ancora minorenni. E questo per alcuni aspetti e’ molto preoccupante…”. Oltre all’utilizzo di sostanze illecite, il fenomeno preoccupa ovviamente per i rischi di salute associati.
“Il pericolo piu’ grande, oltre a quello dell’overdose- spiega Nimbi- è la trasmissione di malattie sessuali, perché durante questi rapporti non si usano precauzioni. Queste sostanze possono inoltre creare dipendenza, come accade per qualsiasi tipo di droga. Ma a livello scientifico si sta cercando di capire la differenza tra un uso saltuario (chiamato ‘ricreazionale’) e uno prolungato e assiduo (ritenuto ‘problematico’). Se guardiamo alle statistiche, diciamo che l’80% della popolazione in generale ha usato almeno una volta nella vita una sostanza illecita, ma l’80% della popolazione non e’ certamente tossicodipendente”.
Ma perchéc’è bisogno di drogarsi per fare sesso? “La motivazione che riportano tutti- risponde all’agenzia Dire il sessuologo- è che questo tipo di droghe hanno un effetto ‘benefico’ e diretto sulla sessualità, cioè prolungano l’atto sessuale ed aumentano l’eccitazione, disinibendo quasi totalmente”. Non solo. Il ricercatore australiano (ma vivente a Londra) che per primo ha studiato il ‘Chemsex’, David Stuart (con il quale Nimbi collabora), ha individuato tre fattori che sono alla base del perché gli uomini che fanno sesso con gli altri uomini sono più inclini ad accompagnare l’atto con l’uso di droghe.
“Il primo fattore è legato ad una pressione sociale nei confronti dell’omosessuale– dice il ricercatore della Sapienza-. C’e’ lo stigma di una cultura che comunque rimane negativa nei confronti dell’espressione di un orientamento diverso da quello eterosessuale. Il secondo fattore è la paura generata dal link ancora molto stretto, soprattutto nella nostra cultura, tra Hiv e popolazione gay. Il terzo fattore è legato all’esplosione delle nuove tecnologie, con applicazioni che permettono di trovare sesso molto facilmente, anche a distanza di pochi metri”.
Un ultimo aspetto del ‘Chemsex’, infine, riguarderebbe anche la prostituzione, elemento emerso anche nel caso Varani. “Non so esattamente quali fossero le dinamiche nel caso Varani- commenta Nimbi- ma di certo non è una novità che quando esiste un giro di droga è facile che ne esista anche uno di prostituzione. Quando qualcuno ha voglia di una sostanza ma non ha i soldi necessari per comprarla, la cosa più facile che può fare è prostituirsi. Quindi esistono sicuramente situazioni di questo tipo- conclude l’esperto- e qualcosa, in questo senso, è emerso anche dalle nostre interviste”.
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