Aprire al matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso sembra essere una mossa salutare per tutte quelle confessioni religiose che l’hanno fatto. Lo rivela uno studio delle università di Leeds e York riportato dal Telegraph e intitolato “Il matrimonio religioso delle coppie dello stesso sesso”.
Una scelta, secondo lo studio, che “può veicolare valori più ampi del luogo di preghiera ad un pubblico più vasto” e dare “un’immagine positiva del luogo di culto”. Le chiese in questione, infatti, possono beneficiare del fatto di diventare conosciute come “chiese gay”.
Una vera e propria strategia di marketing
Sono 182 le chiese inglesi che hanno celebrato matrimoni tra persone dello stesso sesso da quando la legge è entrata in vigore nel 2014, mentre sono più di 40.000 quelle che uniscono in matrimonio coppie eterosessuali, stando ai dati raccolti dagli studiosi dei due atenei.
Insomma, una vera e propria strategia di marketing, in tempi di crisi della fede, del matrimonio e di chiese sempre più vuote.
Un “brand” positivo
“Come ha dichiarato una chiesa Battista – si legge ancora nello studio -: ‘Come chiesa del centro della città, questo ci ha posizionato in modo più chiaro sul mercato: significa che coloro che vogliono una chiesa del genere sanno esattamente chi siamo e si sposteranno per venire da noi’. Essere conosciuti per la celebrazione di matrimoni same sex può quindi essere un ‘brand’ positivo per un luogo di culto e non una connotazione negativa”.
Il caso delle chiese Unitariane
Ancora, lo studio rivela che le chiese Unitariane del Regno Unito (un particolare movimento che si colloca all’interno del cristianesimo ma che rifiuta il concetto di Trinità) che hanno fatto questa scelta, hanno registrato un incremento di fedeli dopo avere sposato alcune coppie dello stesso sesso che poi si sono convertite.
In circa il 44 per cento (la percentuale più alta di tutte le fedi presenti nel Regno Unito) delle 170 chiese Unitariane britanniche le coppie gay e lesbiche possono sposarsi.
Più fedeli gay e trans dopo i matrimoni
Gli studiosi di Leeds e York hanno rilevato che in queste chiese c’è stato un incremento del numero di fedeli gay e trans e spesso i nuovi fedeli arrivano da altre chiede o confessioni meno inclusive nei confronti delle persone lgbt come la Chiesa d’Inghilterra che ha ancora un approccio più conservatore alla questione.
Il Telegraph riporta la storia di Rory Castle Jones e di suo marito Rhys. Entrambi trentenni, i due si sono sposati nella cappella unitariana di Gellionnen, nel Galles dell’ovest, lo scorso agosto. Tutti e due venivano da altre confessioni, ma non erano particolarmente credenti né praticanti.
“Una parte importante della nostra vita”
“Non avevo mai sentito parlare dell’Unitarianesimo – spiega Rory -. Non andavo in chiesa o cose del genere, non ero davvero religioso prima. Ma volevamo sposarci e mio marito voleva che fosse in chiesa”.
“Ora è diventato una parte importante della nostra vita – continua -. Un paio di anni fa non pensavo che sarei mai andato in chiesa”.
“Attira nuovi fedeli, non solo gay”
La coppia conferma quello che dice lo studio: dal loro matrimonio, la comunità della loro chiesa è significativamente cresciuta passando da 10 persone che partecipavano alle funzioni alle 30 attuali. “E un numero non insignificante sono coppie dello stesso sesso – spiega Rory -. Attira persone gay, ma anche altre persone perché sanno che sono in un posto liberale”.
Il capo dell’Assemblea Generale delle Chiese Cristiane Unitariane e Libere, Derek McAuley, ha spiegato che “abbiamo visto persone unirsi a noi e diventare membri attivi della comunità in molte congregazioni locali come risultato diretto della nostra accoglienza delle istanze delle coppie dello stesso sesso”.
In Italia, tra le chiese “minori”, quella più nota per avere accolto le coppie dello stesso sesso che vogliono sposarsi con il rito religioso è quella Valdese.