«Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: “Perché sono piaciuta tanto ai gay?“» Ci lascia davvero Raffaella Carrà: lo fa all’età di 78 anni, il 5 luglio del 2021. A Vanity Fair aveva scherzato sul suo essere icona della comunità Lgbr+.
«Raffaella ci ha lasciati. È andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre». Con queste parole Sergio Iapino ha dato il triste annuncio unendosi al dolore degli adorati nipoti Federica e Matteo, di Barbara, Paola e Claudia Boncompagni, degli amici di una vita e dei collaboratori più stretti.
“La” Carrà è da sempre considerata un’icona gay mondiale: autodeterminata, festaiola, glitter, spiritosa, profonda e battagliera per i diritti di tutte e tutti. Raffa è cresciuta da donne (tre, contando la nurse inglese) e raccontava che sua mamma fu una delle prime a ottenere la separazione dal marito nel Dopoguerra.
Ma è nel 2017 che Raffaella Carrà riceve il premio di icona gay mondiale al World Pride di Madrid. «Vivete questa settimana in allegria, ma le lotte non sono finite. C’è ancora mucho camino da compiere per abbattere i pregiudizi». È il messaggio che ha invitato alla comunità Lgbt+ italiana dall’ambasciata in Spagna.
«Uscivo solo con i gay» ha detto lei stessa raccontando il periodo universitario. Ma lei si è dimostrata oltre che una grandissima donna di spettacolo anche una gigantesca alleata.
La canzone Luca del 1976 parla di un ragazzo che non ricambiava il suo interesse in quanto è invece attratto da un ragazzo biondo: “Dalla mia finestra lo vidi insieme a un ragazzo biondo. Con chi sei adesso, non si saprà mai”.
«Nel mio disco parlo di famiglie gay, è una cosa naturale»: nel 2018 esce una compilation di canzoni di Natale e tra le classiche come Happy Christmas e White Christmas anche un brano inedito, Chi l’ha detto, in cui fa riferimento a coppie dello stesso sesso.
«Nella mia canzone canto anche di famiglie gay» ha detto da Fabio Fazio. «L’ho voluto fare in modo delicato, per convincere le famiglie che avere un figlio gay è naturale. Al firmacopie a Milano c’è stato chi mi ha detto: “Spero che questo disco convinca i genitori del mio compagno”. Significa che questo problema non è ancora risolto».
«Perché piaccio tanto ai gay?», un giorno saremo tutte e tutti d’accordo sul motivo principale, ma intanto celebriamo le battaglie che da alleata ha condotto tra discese in campo e dichiarazioni. «Credo che la natura delle cose arriverà a fiorire da sola. Intanto si sono già fatti passi avanti. Due persone che si amano possono prestarsi assistenza. Ricordo il povero Don Lurio disperato perché aveva un compagno molto malato e non poteva andare in ospedale a trovarlo» ha detto.
Era determinata sull’adozione alle persone single e per la stepchild: «Vorrei sapere perché io, cresciuta da una mamma single, non ho potuto avere un figlio in quanto single! Ho persino pensato di farmi spagnola: cioè prendere la cittadinanza. Lì avrei potuto adottare. Ma mi è mancato il coraggio. Gli italiani, gay e non gay, sono tutti scontenti».
L’intervista completa su Vanity Fair.
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