«Cara Collega, caro Collega, ti proponiamo di dar vita all’Intergruppo Parlamentare in materia di Diritti e Libertà» comincia così l’appello lanciato da Monica Cirinnà e da Ivan Scalfarotto, agli altri parlamentari della legislatura in corso. L’obiettivo, si legge ancora, è quello di «creare un luogo in cui sia possibile scambiare idee, confrontarci in modo costruttivo su tali temi, poterci avvalere di esperti e specialisti in materia, organizzare occasioni di incontri e seminari». Nel Pd qualcosa si muove, insomma. E si muove laddove il “governo del cambiamento” attacca la libertà individuale e prova a farci sprofondare nel medio evo.
Il quadro d’azione tiene conto «dei fatti di cronaca delle ultime settimane» e, ancora, di «alcune proposte legislative in discussione». Il riferimento al decreto Pillon non è nemmeno tanto velato… «Sentiamo forte e chiara l’esigenza di creare un luogo di discussione e vigilanza sui temi della libertà, dell’inclusione, della parità, della non discriminazione anche per orientamento sessuale e identità di genere». E tutto questo «in un momento storico in cui tali temi – quando non sono totalmente assenti dal dibattito politico – vengono richiamati esclusivamente in chiave critica o regressiva».
E poi, ancora, «si rende necessario vigilare e riflettere – insieme – sulle pari opportunità e sulla condizione femminile nel nostro paese: tema in relazione al quale si avverte con forza l’intreccio tra diritti civili, diritti politici e diritti sociali». L’intersezionalità come strada, insomma. «Di fronte agli attacchi sempre più incisivi alla libertà di scelta della donna» e qui il riferimento alla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza è più che manifesto «s’impone una reazione chiara, decisa, rispettosa dell’equilibrio tra i valori e i principi costituzionali in gioco».
I due propontenti auspicano, ancora, «che – con la costituzione di questo Intergruppo – dalla riflessione e dal confronto possano scaturire concrete iniziative legislative trasversali finalizzate a colmare i vuoti esistenti, oltre a campagne istituzionali volte a favorire la sensibilizzazione della società verso questi temi, anche attraverso il racconto delle concrete storie ed esperienze che danno vita e corpo ai diritti». Tutto ciò ricordando che «le vite di donne e uomini non sono opinioni, e non possono essere piegate a strumentalizzazioni ideologiche». Con la Costituzione italiana come faro, come «progetto di liberazione e promozione della persona umana, in spirito di libertà e solidarietà». Vedremo chi risponderà all’appello.
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