Pronto il nuovo Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, recentemente nominato dal ministro Costa (di Nuovo Centrodestra). Il suo compito è quello di organizzare la prossima Conferenza nazionale sulla famiglia. Attenzione non nuova, quella da parte di questo e altri governi: da sempre pallino dei politici di area confessionale, questo tema è caro alle forze conservatrici. E con il governo Renzi, nonostante la sua collocazione a “sinistra” (quanto meno del partito di Alfano), esso torna di stringente attualità.
Eppure, se guardiamo i componenti della squadra dei saggi che dovranno lavorare dentro il comitato – se ne è parlato anche a Radio Radicale, durante la trasmissione Divorzio breve – una stretta al cuore ti viene: leggendo i curricula (basta cercarli su Google) di personaggi come Gianni Ballarani, Marco Allena, Mauro Marè o Riccardo Prandini, non può non saltare agli occhi l’apparentamento con università pontificie, istituti religiosi e realtà vicine alla chiesa. Un comitato affidato, in buona sostanza, ai cattolici. Per non parlare di Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni Familiari. La stessa organizzazione che, a leggerne il sito, è in prima linea contro il “gender” e che invita a partecipare ai seminari di Gianfranco Amato, uno degli agitatori del Family day.
C’è da chiedersi a quale tipo di famiglia vogliono dedicarsi questi esperti. Se ha in mente, in altre parole, di tutelare solo un tipo di realizzazione familiare – ovvero quella composta da padre, madre e prole – o se più democraticamente, e civilmente, vuol prendere in considerazione la moltitudine di tipi che ormai sono presenti in tutto il mondo, Italia compresa. E penso non solo alle famiglie omogenitoriali, ma anche a quelle monoparentali o a quelle ricomposte, per fare alcuni esempi.
Rimane, ancora, un interrogativo la cui soluzione è lontana: per quale ragione il concetto di “famiglia” dovrebbe essere esclusiva del mondo cattolico? La fede – non di rado inficiata da buona ideologia confessionale e molto spesso collaterale ai sentimenti omofobici – sarebbe semmai un limite, per chi si approccia a questo tipo di questioni. Può un cattolico, in altri termini, affrontare con serenità problematiche quali l’esistenza delle diversità familiari? È in grado, chi crede a fantasie come il “gender”, di immaginare politiche che dovrebbero essere fatte nell’interesse di tutte le fattispecie in questione? La storia, recentissima, ci insegna infatti che far parte di un certo tipo di confessionalismo non aiuta a comprendere e ad includere la complessità.
E concludo con una domanda, anche un po’ dietrologica e mi perdoneranno gli elettori e le elettici di Ncd per questo (tutti e quattro): iniziative come queste, dalla creazione del Comitato fino alla grottesca pantomima del Fertility day, sono frutto di un partito che è rinomatamente contrario alle unioni di persone dello stesso sesso. Il leader di tale forza politica è stato quello che al momento dell’approvazione delle unioni civili, e dopo lo stralcio delle stepchild adoption, disse: «Abbiamo evitato una rivoluzione contro natura», seguito dal silenzio di Renzi. Caso unico in occidente: il governo che legifera per le coppie non eterosessuali ammette di aver agito contro la piena uguaglianza dei destinatari della legge.
Questo iperattivismo di Ncd, ed è questo l’interrogativo, non sarà per caso la reazione di un partito che sta cercando di darsi un’identità in chiave sempre più familista e clerico-conservatrice, con il solito silenzio del presidente del Consiglio, che per mantenere equilibri di governo, si limita al laissez faire? Ovviamente, è solo un sospetto, nulla che abbia attinenza con prove concrete. Eppure, a ben guardare, il dubbio ti viene.